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lunedì 31 maggio 2021

Recensione "Ladro di Poesia" - Michele Piramide

Titolo: Ladro di poesia
Autore: Michele Piramide
Editore: Independently published
Genere: poesia
Pagine: 60
Prezzo: 5,99 € 




L’arte scorre libera e forte in ognuno di noi, ma in pochi possono vederla. Scrivo poesie, non mie, ma nostre: te le ho rubate in punta di piedi, calandomi nei tuoi sogni. Ho patito il tuo dolore e goduto della tua bellezza, c’è un filo rosso che ci unisce: tu sei il poeta e io il ladro.


La raccolta è suddivisa in sei serie di poesie. 
In 'Passione' ho trovato alcuni versi strazianti, che raccontano di mancanza, di confusione, di amori in fuga e di lacrime. 
La caducità, dell'uomo, delle relazioni e della vita, è un tema costante nella raccolta ed è ripreso infatti nella sezione 'Sabbia nella clessidra'. Qui il protagonista è il tempo, con tutte le sue sfaccettature e il suo scorrere inesorabile. 
In 'Martire' c'è una certa amarezza, ci si sente liberi e prigionieri al tempo stesso, come spesso accade nella realtà quotidiana. 
Si può essere un eroico cavaliere o un nemico esiliato assetato di vendetta, accettare il proprio destino come una condanna o come una conseguenza delle proprie scelte. 
Nel gruppo di poesie 'HշO' ci sono la solitudine e la desolazione che si celano nel mondo contemporaneo, ma anche le brevi consolazioni che offrono uno spiraglio di speranza. 
Con '2021' siamo più esplicitamente nell'oggi, nel tempo del consumo di massa, dell'alienazione e, tristemente negli ultimi tempi più che mai, della perdita. 
Effimero ed eterno, vicinanza e distanza, si scontrano anche in 'Estasi', che è carne e pensiero assieme. 
Questa ovviamente è la mia interpretazione ma, come accade quasi sempre con la poesia, ciascun testo nasconde una miriade di significati e sono sicura che, rileggendolo in futuro, scoprirò nuovi punti di vista e dettagli che mi sono sfuggiti! 

I titoli dei componimenti sono spesso nomi di personaggi mitologici o letterari. Questo, insieme al lessico, fa sì che sembri di leggere epiche gesta dei tempi antichi, mentre invece ci rendiamo subito conto che l'autore parla della nostra quotidianità. 
Questo mischiare arte e realtà, passato e presente, è bellissimo e incuriosisce ancora di più il lettore.  
Già nel titolo si intuisce che il poeta è un ladro di emozioni e di esperienze, e le vittime del furto siamo proprio noi, le poesie sono il racconto del dolore che ci è stato "rubato". 
Esteticamente il libriccino è piuttosto lineare e essenziale, e per una raccolta di questo tipo la trovo una caratteristica assolutamente positiva, non avrebbe potuto essere altrimenti. 
I testi sono accompagnati solo da piccoli disegni in bianco e nero (come quello che avete visto qui sopra, che si trova sulla copertina) realizzati dall'autore stesso. 
Ci tengo anche a precisare che trovo il prezzo decisamente accessibile, cosa che non è affatto scontata.  

È una raccolta che parla di tormenti tipicamente umani, con poesie intense e mai banali, e una musicalità incantatrice. 
Il mio consiglio è: prendetevi del tempo per leggerla e, se serve, rileggerla. 
Portatevela con voi in borsa, durante un viaggio in treno o poggiatela sul comodino prima di dormire, dopo aver letto qualche verso. Ne varrà la pena.  

« [...] Dove sei?
Lontana. 
Mai mia, non più.
Mai amato.
Toccami un'altra volta, 
strappami le membra.
Divorami.
Ti prego guardami,
in te solo io esisto. »


_Lisa_

venerdì 28 maggio 2021

Segnalazione "Galassie" - Maria di Lena

Buongiorno readers,
ultimamente ci stiamo addentrando spesso nel mondo della poesia quindi non poteva mancare la segnalazione di una raccolta illustrata. Già il titolo lascia intendere un universo particolare e super colorato. Vi lasciamo subito una breve descrizione, buona lettura!


Titolo: Galassie. Poesie e illustrazioni
Autore: Maria Di Lena
Genere: poesia
Pagine: 117
Prezzo: 20,22 €










Trama:
Alla scoperta di un mondo interiore da valorizzare, fatto di stelle, pianeti e galassie, in grado di emanare luce anche quando ti senti schiacciare. L’universo che viene raccontato è formato da tre elementi: l’amore, la creatività e la resilienza. Le parole si trasformano in balsamo lenitivo, curano dal senso di colpa e dalla malinconia. 55 poesie accompagnate da disegni e frasi che ti invitano a rifiorire.




Vorrei prendere le stelle
raccoglierle dal cielo
una ad una.
Custodirle in un barattolo di vetro
e poi donartele
semplicemente
donartele.

mercoledì 26 maggio 2021

Recensione "Amore" - Luigi Candita

Titolo
: Amore
Autore: Luigi Candita 
Editore: Dragonfly Edizioni  
Genere: Silloge 
Pagine: 96
Prezzo: € 12,00




Purtroppo l'amore è come l'odio, è una grave malattia che fa solo soffrire.
Il libro che i lettori si prestano a leggere cita quel sano romanticismo di un tempo che fu. Mentre apri le pagine e inizi a scorrere lo sguardo sulla storia, il suo stile ripercorre quei romanzi aulici, in cui l’amore vince su tutto nonostante i grandi dolori che la vita ci mette in conto. Un’opera, dove poesia e narrazione si prendono sottobraccio e percorrono una preziosa strada che cerca d’insegnare, che accarezza la nobiltà del sentimento più nobile che possa esistere. 



"Amore" è una breve opera in cui l'amore viene analizzato in ogni sua sfumatura e particolarità, in ogni suo profondo dettaglio. Luigi Candita inizia dall'amore famigliare, quello con il quale tutti dovremmo crescere, quello che ci fa sentire al sicuro e protetti. Lo racconta attraverso gli occhi di una bambina, una piccola principessa alla quale è stata portata via la sua regina, la mamma. Ma alla quale è rimasto il suo principe, il padre, che la ama più di qualsiasi altra cosa, la sua unica fonte di felicità e conforto. L'amore verso una madre che le è stata tolta troppo presto ma che, fortunatamente, avrà modo di riabbracciare attraverso quei sogni che non devono essere mai abbandonati ma solo inseguiti. 

Candita prosegue con l'amore di una donna verso il marito defunto che gli appare in una sorta di visione nella quale capisce si essere ancora profondamente innamorata. Una donna che risulta essere l'emblema dell'amore stesso, l'emblema della giustizia e della salvezza, colei a cui è stata affidata la missione di salvare l'umanità e condurla sulla retta via, quella del bene, della misericordia e della pace.
Andando avanti con la lettura ci imbattiamo nei pensieri diretti dell'autore, profondi, vivi, puri e limpidi. Pensieri riflessivi e veri. Pensieri che il lettore deve capire e interpretare, deve fare suoi. Un viaggio nella mente dell'autore, nella sua anima, nel suo cuore e nella sua essenza.

Luigi si presenta come nostro amico, come una spalla su cui piangere e a cui confidare ciò che più ci addolora al fine di ritrovare sollievo e pace.
Secondo lui la vita è dominata dal caos e da domande alle quali non troviamo risposta, interrogativi che ogni giorno ci poniamo e che ci tormentano. Una vita un cui l'amore e l'odio diventano uguali perché in entrambi i casi la sofferenza e il dolore sono al primo posto.
In una vita che pare un deserto arido e spoglio, l'amore è l'unica cosa che permette all'uomo di volare al di là delle cose e ritrovare i colori, quei colori che rappresentano la vita, i sogni e le speranze, creando così un deserto ricco di colori.
L'autore guarda verso il cielo e si pone domande, riflette sulla vita e chiede all'immensa distesa azzurra il perché di tutta questa sofferenza, perché questa cattiveria nel farci separare dalla persona che più amiamo e perché spesso si propende verso il male piuttosto che al bene. Domande di un certo impatto, difronte alle quali il lettore rimane ammutolito e curioso, rendendosi conto che a certe domande è molto difficile dare una risposta concreta e reale. Domande che fanno piombare l'uomo in un baratro dal quale può uscire solo con l'aiuto della persona che più ama.

Luigi Candita, dopo i racconti e i suoi pensieri, dà libero sfogo alla sua anima attraverso delle bellissime poesie. Poesie che trattano sensibili come la vita, la speranza di superare il passato e lottare per il futuro, la giustizia e il silenzio. Una vita che definisce un viavai continuo dove l'uomo nasce, vive e muore, in cui frammenti del nostro passaggio rimangono impressi nel passato solo se avremo la forza di apprendere dal nostro vissuto, perché siamo solo noi a scegliere il futuro e non il destino.
Una vita in cui l'essere umano cerca disperatamente di essere qualcuno che non è. Non c'è cosa più sbagliata di non vivere noi stessi. L'uomo brama qualcosa che non troverà mai e solo all'ultimo capirà quanto la vita e le piccole cose siano preziose, quanto l'amore sia indispensabile. 

L'amore, un arma a doppio taglio, portatrice di felicità ma, al tempo stesso, di paura. Una paura che deriva dell'impossibilità di raggiungere questo sentimento, dalla solitudine che proviamo quando essa è troppo lontana.
Candita ci fa capire quanto spesso le parole valgano meno dei gesti, come una carezza o uno sguardo. Quanto le sensazioni proprie dell'uomo riescano a far percepire la realtà in mille modi e colori diversi e quanto, in un certo senso, ci proteggano dalla crudeltà del mondo. Oltre alle sensazioni ci sono i ricordi, belli e brutti, che permangono nel tempo nella nostra mentre, come macchie di inchiostro indelebili e che ci aiutano a crescere. Ricordi che ci scorrono davanti agli occhi, occhi che, come quelli una donna, permettono di vedere il mondo pieno di colori. Occhi che ci fanno sognare. 
Occhi come quelli delle mamme, creature amorevoli e magiche, creature reali che ci appaiono come angeli che provano gioia ma anche dolore e che ci amano come solo una madre sa fare. 

Un libro carico di emozioni, che va letto con calma e attenzione per coglierne fino all'ultimo significato e, soprattutto, per cogliere tutta la sua essenza. Una lettura capace di commuovere per le diverse strade che l'autore utilizza per parlarci dell'amore, per i vari esempi con il fine di far capire al lettore quanto la vita debba essere apprezzata in ogni suo piccolo e, all'apparenza, insignificante dettaglio.

Ammetto di averci impiegato del tempo per aprire la mente e cogliere tutti gli insegnamenti e pensieri, per vedere attraverso gli occhi dell'autore e comprendere il suo grande cuore. La sua scrittura è dolce e delicata, perfetta per trattare un'argomento così complesso come l'amore e tutte le sue componenti. Una lettura davvero molto piacevole e tenera. 

Ricorda, 
la vita non è altro che un viavai 
se il tuo passato non lascerai 
impresso in questo mondo, 
nessuno mai potrà ricordarsi di te, mai 

Date sfogo al vostro essere per ritrovare in voi quel po' di serenità, a cui tanto agognate. 

Luigi Candita 
Nato a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, il 28 Giugno del 1975 e vissuto con i genitori a Castrovillari, un piccolo paese in provincia di Cosenza, Calabria. Studiò in questa cittadina, fino al conseguimento del diploma di scuola inferiore, 3°media, nel 1990 e qui, in compagnia di un amico a lui caro, scopre il piacere della lettura, recandosi periodicamente nella biblioteca comunale, dove fa “la conoscenza” di svariati scrittori, fino a prediligerne solo alcuni: Edgar Allan Poe, Arthur Conan Doyle e Howard Philip Lovecraft. Nel 1988 comincia la stesura del suo primo romanzo che, a priori, intitola semplicemente: “I Giustizieri Della Notte” non riuscendo però a completarlo; andrà varie volte a modificarlo, tentando sempre di finirlo, ma senza alcun successo, lo completerà solo nel 1992, realizzando una nuova stesura e modificandone definitivamente il titolo: “I Giustizieri -Eroi per gioco-“ e pubblicato poi nel Giugno del 2011 da Edizioni Montag, nella collana “Le Fenici”. 
Nel 1995, lui e la sua famiglia si trasferiscono definitivamente nella loro città d’origine e a cavallo tra il 1990 e il 1995, lavora con suo padre, un commerciante ambulante, poi nel Marzo del 1995 parte militare e lo assolve fino al Marzo del ’96, dopo il quale, continua a lavorare con il padre. Nel 1993 comincia a scrivere poesie e pensieri, volti sia all’amore che all’amicizia e continuerà a scrivere fino ai giorni nostri, senza mai pubblicare. “Questa è la mia migliore raccolta di tutti quegli anni” a detta dello stesso autore.

lunedì 24 maggio 2021

Recensione "Poesie di un immigrato" Luca Marroni

Titolo
: Poesie di un immigrato 
Autore: Luca Marroni
Editore: Giovane Holden Edizioni 
Genere: poesia
Pagine: 72
Prezzo: € 12,00




La silloge è un viaggio dell'eroe contemporaneo che scopre se stesso nei suoi flussi di emozioni e pensieri. Immigrato è colui che scrive, immigrato è colui che legge, immigrato è l'eroe mosso da un'urgenza interiore a fluire in un percorso sinuoso che non è di liberazione, ma di consapevolezza e manifestazione. Le prime due liriche che compongono la silloge “Stella cadente” e “Il cuore in gola” ben rappresentano questa spinta iniziale. Il leitmotiv di tutta la raccolta è dunque l'immigrazione, tematica che coinvolge le vicende attuali globali, ma che allo stesso tempo emerge come condizione umana ineluttabile. Essere in costante bilico, in costante metamorfosi fa sentire ognuno immigrato nella e per la propria vita. A questo si può far ricondurre l'amore bramoso e rinnegato, il dualismo tra vitalità, speranza e morte, tra le proprie radici e le proprie aspirazioni. La struttura delle singole liriche è svincolata da qualsiasi schema preconfezionato, i versi sfacciatamente liberi si rincorrono, lasciando ampio respiro a pause e spazi. "Poesie di un immigrato" invita a sperimentare le emozioni, a cercare la bellezza, a conoscere gli orrori della vita, accettare gli ostacoli, per ritrovare il contatto con l'ambiente circostante. 


"Poesie di un immigrato" è una raccolta di poesie molto profonda e attuale. Una raccolta che come tematica principale affronta l'immigrazione in tutte le sue sfaccettature. 

Luca Marroni inizia a riportare le emozioni di un uomo, un uomo addolorato prossimo al pianto e con il cuore in gola perché lontano dalla persona amata, lontano dall'amore. Ricorda i baci veri e avidi, carichi di desiderio, quei baci così caldi da far battere il cuore all'impazzata. Vorrebbe sentire di nuovo il suo profumo, così naturale e buono da considerarlo raro, il profumo di una donna vestita e adornata di umiltà e umanità. 
Umanità che, un in mondo distrutto dalle guerre e dal denaro, ormai non è più concepita. In un mondo in cui questo orrore ha portato via tantissime persone, tantissimi bambini e lasciato un vuoto nei sopravvissuti causato da chi ormai non c'è più, da chi ha perso la vita in un viaggio burrascoso. Un mondo che ha bisogno d'amore per essere cortese, come lo definisce perfettamente l'autore. 

Un silenzio assordante in cui nessuno ha il coraggio di rendere giustizia a tutti quei morti innocenti, a tutti coloro che hanno attraversato mari, che hanno lottato per sopravvivere fino all'ultimo respiro. Un silenzio che in mancanza d'amore acquista valore e ci unisce a ciò che ci circonda. 

Il poeta si fa forza attraverso i versi, nei quali si impegna a scrivere e a raccontare solo la pura verità con sincerità e coraggio. Un poeta che giorno per giorno fa uscire l'eroe che è in lui, che strappa le pagine della realtà restando sempre più deluso e sconcertato. 
Una realtà in cui l'amore è migrato lontano dal male, in cui gli amori finiscono per scelta o per necessità e il forte desiderio di ricominciare. 

L'autore parla di amore, come già vi ho già detto, ma quell'amore che va oltre le apparenze, oltre la provenienza e l'orientamento sessuale perché l'importante è solo amarsi fino alla fine. Essere innamorati e difendere ciò che si prova. Un amore che deve essere vissuto senza avere paura, sfiorarsi e baciarsi senza pensare ad altro. Prima di morire bisogna amare. Un sentimento che purtroppo, spesso, risulta essere falso e beffardo, un amore che fa male, e in quel dolore possiamo ritrovare noi stessi solo attraverso le lacrime. Si ama di giorno e di notte, sempre e per sempre. 

Un poeta che dà spazio alle sofferenze di chi scappa dalla propria terra natia per arrivare in un luogo che promette felicità ma che in cambio provoca solo più dolore e lacrime. Lacrime di persone che rischiano la vita in viaggi infiniti, che sperano e che purtroppo vagano in un mare che potrebbe essere la loro fine. Uomini, donne e bambini che approdano in una terra sconosciuta dalla quale accetteranno sia schiaffi che carezze e pensano con nostalgia alla loro madre patria. 
In un mondo dove ormai fare propaganda sulle disgrazie rende tangibile il male nel mondo. Propaganda in un paese in cui vige la libera espressione.
 
Una raccolta che enfatizza il ruolo dell'eroe, quell'eroe che si può riconosce in un poeta e in quello che scrive, in un uomo che ha riposto la sua vita tra le onde del mare, nei nonni e nella loro saggezza, nell'uomo che ama e che vive di speranza. Eroi che con le loro carezze tenere e sincere rendono la vita piena di colori esattamente come in un quadro.
Una raccolta che sottolinea quella sottile linea che c'è tra la vita e la morte, tra ciò che siamo e ciò che verremmo essere, tra il presente e il futuro, tra desideri e speranze. 
Un eroe che fugge da una realtà dura e ingiusta, attraverso le parole, i versi, una barca o, semplicemente, attraverso il proprio vissuto. 
Una silloge che tocca con mano i vari aspetti del male, in modo sensibile, sincero e vero, un autentico viaggio tra le emozioni di tutti coloro che si riconoscono nel ruolo di immigrato. 

Ancor più dolore
vi assale se dei soldi
ragion di vita ne fate 
Sol d'amor si vive 
ed è un concetto palese, 
ma soltanto d'amor puro 
sarà il mondo cortese. 

Dio, non voglio nominarti invano, 
se tu sei il creatore 
restaura il quadro umano, 
questo dipinto che pian piano muore. 

Nessuno mette il suo cuore 
su una bilancia, 
a meno che la vita non sia più 
sicura dell'amore che prova.



Luca Marroni 
È nato a Pisa nel 1989. L’interesse per la poesia nasce con i genitori e la nonna tra le campagne lucchesi e accresce leggendo l’ammirazione di Dante per Beatrice e Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas.  Durante gli anni del liceo si fa strada la passione per la musica: suona e scrive testi per più di dieci anni in una band di Lucca, insieme ad altri ragazzi dell’Istituto d’arte A. Passaglia. Nel frattempo continua a scrivere versi e nel 2013 stampa I leoni, una raccolta autoprodotta di poesie, in cui vita quotidiana e amore irriverente si raccontano. Nel 2015 decide di immigrare a Londra, dove tuttora vive e lavora.

venerdì 21 maggio 2021

Segnalazione "Veniamo dal basso come un pugno sotto il mento" - Alice Diacono

Buongiorno lettori e lettrici,
abbiamo qualche amante di poesia innovativa in pagina?! Oggi vi segnaliamo una raccolta di Alice Diacono, con Prefazione di Franco “Bifo” Berardi e Illustrazioni di Agnese Ugolini. La prima edizione dell'opera è del dicembre 2019, edita Battaglia edizioni. Avremo presto occasione di leggerlo, ma nel frattempo vi lasciamo qualche informazione. 


Titolo: Veniamo dal basso come un pugno sotto il mento
Autore: Alice Diacono
Editore: Battaglia edizioni
Collana: Le Punte
Genere: poesia
Pagine: 202
Prezzo: 15,00 € 



Quarta di copertina:
Un memoir, una raccolta di poesia e prose poetiche, un viaggio dal basso, che ha inizio dalla umile realtà della provincia piemontese, fino a raggiungere i luoghi e le città dove i sogni di una ragazza possono finalmente realizzarsi: Bologna, Roma, Berlino, Amsterdam. Un viaggio lungo dieci capitoli dove si parla di presa di coscienza della propria femminilità, respiro, cadute dai pattini, buchi neri, incapacità di amare, Antropocene, file alle poste, precariato emotivo ed economico, sradicamenti, clamori, pensamenti, euforia e disforia, morti e rinascite. Introduzione di Franco «Bifo» Berardi.



L'autrice:
Alice Diacono nasce ad Asti nel 1987. Dopo una meravigliosa infanzia-adolescenza passata nella comunità evangelico-pentecostale scappa a Bologna dove grazie a un eccellente uso del pollice opponibile se la caverà alla grande. Studia alla facoltà di Lettere e partecipa al movimento dell’Onda, fondando la fanzine Idioteca. Nel 2017 raccoglie le sue poesie nel libretto autoprodotto dal titolo Il tempo di un bidè. Nel 2019 ha pubblicato il saggio Santa Libera: storia di un’insurrezione armata, ma il suo vero sogno è arrivare a scrivere le frasi sugli involucri della nota marca di assorbenti, come: “lo sai che Berlusconi è stato il software della P2? Lo sai che se ti tagli il lobo dell’orecchio, lo friggi e te lo mangi sa di maiale?” E così via. La sua poesia si definisce hardcore-zen, e non morirà mai. Perché è già morta

mercoledì 19 maggio 2021

Recensione "Il mio girotondo di emozioni" - Elenia Stefani

Titolo: Il mio Girotondo di Emozioni 
Autrice: Elenia Stefani
Editore: Marco Serra Tarantola editore
Genere: poesie e pensieri
Pagine: 128
Prezzo: 22,00 €




La prima cosa che si nota, sia dall'esterno sia all'interno del libro, è la cura di quest'edizione. Ogni poesia è accompagnata, anzi preceduta, da un'immagine a pagina intera. Ho trovato queste illustrazioni davvero stupende, le foto sono di una delicatezza e una sensibilità deliziose che ben si adattano alla lettura! 
La raccolta è suddivisa in tre sezioni, la prima è dedicata a Carlotta, figlia dell'autrice. Parla della gravidanza e poi della maternità, con tenerezza e immenso amore e gratitudine per la piccola, che le ha ispirato la necessità di scrivere questa raccolta. Elenia ci racconta dei suoi momenti più intimi con lei, della possibilità di crescere insieme e di quanto una bambina possa essere il dono più meraviglioso che si possa ricevere. 
«Ieri ho chiuso gli occhi dopo averti dato un bacio.
Ieri ho chiuso gli occhi dopo averti accarezzato. 
Ho sognato il primo calcio.
Ho sognato il primo incontro.
Ho sognato il primo pianto e il primo sorriso 
[...]»
La seconda parte contiene riflessioni su vari temi, da quelle sulla realtà, mature e forse un po' disilluse, a quelle sull'amore. Amore che si declina in un'ampia serie di persone che donano e al contempo ricevono questo sentimento: c'è l'amore per il marito, per la figlia, per se stessi e la bellezza della vita, per il padre, l'amica, e anche per quel compagno d'avventura che è il la sua cagnolina. 
Questi pensieri sono quasi delle vere e proprie dediche per le persone importanti nella vita della scrittrice, ma ciascuno di noi può vederci anche delle persone a sé care. Ci parla anche della passione per la musica e la fotografia, e della sua ammirazione per la natura, che tra l'altro ci accomuna. 
C'è sicuramente molta autobiografia in questi ricordi, nel parlare della famiglia, delle proprie passioni e della propria città. E forse è proprio l'elemento autobiografico che rende le poesie così sincere. Questa seconda sezione è anche quella con cui ho trovato più affinità e che quindi ho preferito, ma il libro mi è piaciuto nel suo complesso! 
«Capita di avere paura della solitudine
[...] 
Si ha paura del rumore dei pensieri,
della pioggia nel cuore, 
del silenzio negli occhi.
Ma, a volte, immergersi in questa piena solitudine
è l'unico modo per riscoprire veramente chi siamo.»
Con la terza e ultima parte l'autrice ci racconta sensazioni raccontategli da altre persone, e ci ricorda che nella vita ci sono sempre anche momenti di tristezza, lacrime e amarezza. Ma, come sottolinea nella quarta di copertina "a volte il dolore è utile per far apprezzare il valore della vita".
 
Ho trovato questa raccolta molto coerente e in linea con le tematiche delle altre due opere di Elenia Stefani precedentemente lette, Una danza di emozioni e Colorando i giorni bui (di entrambe potete trovare la recensione sul blog). 
Il mio ordine di lettura, però, non è stato del tutto corretto perché Il mio girotondo di emozioni in realtà, seguendo l'ordine di pubblicazione, precede gli altri due scritti. 
Una lettura molto piacevole, che esprime dei bei concetti in modo semplice e delicato. 
A Elenia, non smettere di trasferire su carta i tuoi pensieri e continua a coltivare questa bella passione.

Vi rimando al blog dell'autrice per ulteriori curiosità su questa raccolta e sulle sue altre pubblicazioni: www.eleniastefani.com/il-mio-girotondo-di-emozioni/

lunedì 17 maggio 2021

Intervista all'autore Matteo Corso

Buon pomeriggio lettori e lettrici! 
Anche oggi vi teniamo compagnia con una nuova intervista. L'autore di oggi è Matteo Corso che ci ha contattate per presentarci la sua opera, ovvero, "La madre della strega" di cui vi parleremo qui sotto.

Titolo: La madre della strega
Autore: Matteo Corso 
Editore: Drangonfly Edizioni 
Genere: Novella 
Pagine: 54





Il racconto La Madre della Strega nasce dalla volontà di ricordare l’aspetto più umano e affettivo di una delle leggende più note e misteriose dell’entroterra riminese.
Una storia nella storia, un frammento di vita che si incunea nel monumentale mosaico dello scorrere del tempo.
Lo sguardo fiero di una giovane madre che combatte una guerra tragica e disperata per difendere la sua bambina da un destino cupo e già scritto.
In un mondo dominato dalla paura e la superstizione e governato dagli uomini il cuore forte di una donna sola sembra brillare nell’oscurità, nell’attesa di un ineluttabile epilogo.


Matteo Corso 
Nasce nell’ottobre del 1979 a Pesaro, nella cui provincia vive e si forma culturalmente nella prima fase della vita giovanile.
Si laurea in Scienze della Comunicazione con una tesi che mette a confronto il cinema contemporaneo con gli aspetti sociali della Psicologia.
Da sempre si è dedicato a trasporre su carta immagini e racconti che riflettono i sogni  e i fantasmi di una mente curiosa e piena di fantasia, ma che non perde di vista il sapore genuino della vita quotidiana. Dai primi anni 2000 vive e lavora a Rimini.



1) Quando e come è nata la passione per la scrittura? È sempre stato il suo sogno nel cassetto? 
La passione per la scrittura è nata in me sin da giovanissimo, già alle scuole medie, assieme all’amore per la lettura. Diciamo che il sogno era diventare uno scrittore. Scrivere invece una sorta di esigenza quasi spirituale. Irrinunciabile. 

2) Quando ha iniziato a scrivere? Qual è stata la prima esperienza di scrittura?
Come già detto, i miei esordi si perdono talmente indietro nel tempo che mi è veramente difficile individuare, o ricordare, un momento preciso in cui “ho iniziato”. Ad ogni modo, parlando di esperienze “serie”, ai tempi del Liceo ho scritto per un po' nel giornalino scolastico, mentre parallelamente mi cimentavo con i miei primi racconti dattiloscritti su una Olivetti che mi aveva procurato mio zio. Ero orgogliosissimo di quella macchina da scrivere, anche se mi rendo conto che sembra che stia parlando di Preistoria. 

3) C’è un autore/autrice o un’opera in particolare alla quale si ispira?
I miei punti di riferimento sono veramente tantissimi e mi sembra quasi di fare un torto a qualcuno citandone alcuni a discapito di altri, però volendo fare dei nomi… sicuramente Steven King e Harper Lee, ma anche Dacia Maraini, Elsa Morante e Niccolò Ammaniti. 
Voglio citare anche Enrico Brizzi, che è stato l’autore, ai tempi di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, che mi ha fatto pensare di potercela, un giorno, fare anch’io.

4) Presenterebbe a modo suo il racconto per i lettori? 
“La Madre della strega” rappresenta la leggenda di Azzurrina (molto conosciuta dalle mie parti) raccontata dal punto di vista della mamma della piccola Adele (o Guendalina, o Adelina…). 
In pratica ho voluto raccontare la vicenda legata al castello di Montebello, incentrando l’attenzione sul lato più umano e personale. E’ stata un po' una sorta di missione: volevo che una leggenda che spesso viene raccontata un po' freddamente (perché l’interesse si sposta spesso sul paranormale) si eviscerasse invece per quello che è: la tragedia di una bambina che scompare e il dolore di una madre che affronta la sconfitta di non essere stata in grado di proteggerla. 

5) Ha qualche curiosità in merito alla scrittura di “La madre della strega” o qualche aneddoto divertente che vuole raccontarci? 
Divertente non saprei, curioso si: durante la stesura del racconto mi sono voluto recare sul posto, nel castello di Montebello di Torriana, che si trova a pochi kilometri da Rimini, e ho preso parte, “in incognito” ad una visita guidata di gruppo. Ebbene, durante il percorso mi sono volutamente appartato in una stanza secondaria e lì ho sentito effettivamente una presenza alle mie spalle. Non posso dire che si trattasse di Adele, o Delìn, come la chiamo affettuosamente nel mio libro, ma mi piace pensare che fosse lei.

6) Qual' è la leggenda a cui si ispira il suo racconto?  
Come ho anticipato la leggenda è quella di Azzurrina di Montebello, una bambina affetta da albinismo, i cui capelli venivano tinti con pigmenti vegetali che assumevano una sfumatura bluastra (da cui il nome con cui viene ricordata) scomparsa alla fine del 1300 in circostanze misteriose. Da allora si narra che nel maniero si possa udire la voce del fantasma della piccola che sembra piangere e chiamare la mamma. 

7) Ha un personaggio che le sta più a cuore? 
Sicuramente Costanza, la madre di Delìn, attorno a cui ruota l’intero racconto. Attraverso lei, e soprattutto le sue emozioni, vengono affrontati i temi chiave che ho voluto trattare: l’amore materno, la rabbia per la discriminazione, la delusione nei confronti dell’ingiustizia insita nella vita, ma anche la forza e la determinazione di cui ognuno di noi è capace. Costanza, nei suoi pregi e nei suoi limiti è un’eroina tragicamente umana. 

8) Quali emozioni le regala la scrittura? 
La scrittura per me è principalmente una forma di sfogo e di espressione. Scrivere mi fa sentire una persona realizzata e mi permette di raccontare una parte di me che, diversamente, farei fatica a comunicare. 

9) Se possiamo chiedere, ha altri progetti in corso di scrittura o che verranno pubblicati prossimamente?
Attualmente ho già consegnato a Dragonfly Edizioni un romanzo breve che spero venga pubblicato nei prossimi mesi e nel frattempo sto mettendo su carta una storia che per troppo tempo ho lasciato chiusa in un cassettino della mia mente. Nel frattempo sto ricoprendo con orgoglio e piacere il ruolo di curatore, sempre con Dragonfly, per la collana Blood Rose, che si occupa di thriller. Un’esperienza, questa, che mi sta dando moltissimo, soprattutto da un punto di vista di crescita professionale. 

10) Cosa vorrebbe trasmettere ai lettori con il suo lavoro?
Vorrei che al lettore arrivassero le emozioni che provo quando scrivo, perché credo che, al di là delle parole, questo sia quanto di più prezioso ogni scrittore che si rispetti possa offrire ai suoi lettori. E io non voglio essere da meno.

sabato 15 maggio 2021

Recensione "Per colpa di una merendina" - Manuela Monaco

Titolo
: Per colpa di una merendina. Come sopravvivere ad una separazione restando interi
Autore: Manuela Monaco 
Editore: Edizioni Esperidi 
Genere: Biografia 
Pagine: 152
Prezzo: € 14,00 



“Non ti amo più”: comincia così, con queste parole, in un giorno d’estate, il percorso doloroso e scomodo di una trentaseienne madre e (ormai ex) moglie. D’altronde, provateci voi, dopo essere state scaricate, a fare 5 km di corsa rabbiosa con un paio di scarpe nuove! La rabbia si gonfia e diventa collera, poi si scioglie in un mare di lacrime e si trasforma in delusione ma anche disinganno e disperazione (tutte con la D?). Ma, ops, ci sono una casa ed un lavoro da mandare avanti, e soprattutto loro, Figlio 1 e Figlia 2, che chiedono baci, serenità e torte al cioccolato. Da ex a single, a tigre del ribaltabile, il passo (a uno) è breve ma, se si balla a piedi nudi sulle note dei The Killers, sorseggiando un Mojito, può diventare una danza emozionante e, udite udite, per certi versi addirittura divertente (Immagine di copertina: Marialinda Toriello). 


Manuela Monaco, con leggerezza e ironia, inizia a raccontarci dei suoi primi amori, delle sue prime storie serie e non, dei ragazzi conosciuti per caso e di come essi, in un certo senso, le abbiano fatto capire molte cose sull'amore. 
Ci parla dei suoi cambiamenti sia emotivi sia fisici e di come essi abbiamo modificato continuamente le sue relazioni con il mondo al di fuori della sua stanza.

Mi sono piaciuti tantissimo, fin dall'inizio, i riferimenti a canzoni, artisti e personaggi degli anni 80. Così come ho adorato e ho pianto dal ridere nel leggere i commenti dell'autrice riguardo ai cartoni animati della sua infanzia, come Pollon, Lady Oscar e tanti altri. 

Ci parla delle diverse visioni dell'amore tra maschi e femmine nell'adolescenza, della facilità con cui le ragazze si innamoravano dei ragazzi, dal teppistello a quello con la macchina, segno di "maturità". E a come i ragazzi guardino principalmente all'aspetto esteriore piuttosto che al resto. 
Storie d'amore che, nella maggior parte dei casi, non sono andate per il verso giusto lasciando all'autrice solo tanto amaro in bocca. Storie che portano conseguenze interiori che posso essere superate in tre modi e quello migliore è sicuramente quello che Manuela definisce evoluzione. L'evoluzione di noi stessi, un cambiamento, un passo in avanti. Senza nascondersi e avere paura, senza lasciarsi condizionare da ciò che non c'è più, ma guardare al futuro. Crescere. Un'evoluzione che soprattutto una madre deve compiere, per se stessa e per i figli, una madre sola che può contare solo sulla forza delle sue spalle per reggere tutta la sua vita presente, passata e futura. 

L'autrice espone anche l'importanza dell'amicizia, elemento fondamentale per superare le situazioni più dure. Con le amiche una persona si sente al sicuro, protetta e consapevole di avere qualcuno su cui contare e con la quale condividere gioie, dolori, delusioni e anche cavolate. 
Manuela Monaco è una donna forte, che si è fidata, innamorata e sposata con un uomo che poi ha scelto di abbandonarla. Ma con la forza e la determinazione giusta è riuscita a mettersi le gambe in spalla e ad andare avanti, guardando e puntando in alto e facendo sempre di meglio. Autoconvincendosi e credendo in qualcosa di migliore. 
Una donna che dopo la separazione ha passato diverse fasi, come il rifiuto, la depressione in cui si mangia e si dorme, la tristezza in cui le ferite più profonde e ancora aperte sanguinano continuamente e quelle superficiale si stanno rimarginando lentamente. Per poi passare alla fase dell'accettazione e, solo allora, quando tutto viene elaborato e superato si può veramente rinascere. 
Ci fa capire perfettamente, anche senza che il lettore lo abbia vissuto in prima persona, quanto sia difficile separarsi dal marito e dividere tutto ciò che era in comune e, soprattutto, riuscire a prendersi cura dei figli da sola. A come si sia sentita svuotata e a come si sia promessa di stare attenta alla prossima storia d'amore perché si sa, dopo una terribile delusione si fa fatica a fidarsi, a lasciarsi andare, a riprovarci e, soprattutto, a credere ancora nell'amore. Un vuoto che prima era pieno d'amore e ora bisogna cercare di non riempirlo di incertezze, caos, dubbi e infelicità.
Incertezze che continueranno a bussare alla porta del suo cuore fino a quando il destino non farà comparire, come per magia, l'uomo giusto che la prenderà per mano per superare il drammatico passato e pensare ad un nuovo e felice futuro. Un uomo che le farà riprovare tutte quelle emozioni e sentimenti che solo l'amore sa dare.

L'autrice ci pone una domanda molto importante: "Quante volte ci si chiede, nella vita, chi si è veramente?". Una domanda che almeno una volta ci siamo chiesti e che non ha una risposta scontata. Spesso per capire veramente chi siamo facciamo riferimenti a ciò che la gente dice, a come ci definiscono le persone con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Persone che ci giudicano da un solo episodio, da una luna storta o per un battuta troppo spinta. Che pensano di conoscerci ma si sbagliano di grosso. 
Le esperienze e il passato aiutano a crescere, a capire chi siamo e, soprattutto, cosa vogliamo. Ci fanno capire quali persone è meglio avere accanto, senza accontentarsi ma mettendosi in gioco e dare tutto quello che possiamo e nel momento in cui realizziamo che l'altra persona non è al nostro livello, abbiamo la risposta che cercavamo. 
Una risposta che fa capire il proprio valore, la propria forza di prendere decisioni. Perché ogni persona vale indipendentemente da quello che dicono gli altri. Non importa se ci sminuiscono, se ci mettono da parte o ci criticano perché ognuno di noi è quello che è, ed è sbagliato porci limiti dove non ci sono solo perché ce lo fanno credere. Dobbiamo fidarci di noi stessi, essere forti e coraggiosi e, quando arriva il momento, partire  e dimostrare al mondo quanto siamo invincibili anche da soli. Perché anche dopo una separazione, quando tutto cambia e sembra tutto più difficile bisogna trovare la volontà di riscoprire la nostra forza interiore e dimostrare quanto valiamo. Ed è proprio ciò che ha fatto l'autrice, ha preso una valigia ed è partita alla scoperta di sé verso la sua totale rinascita, verso l'arcobaleno dopo la tempesta. Manuela Monaco ha scelto di rinascere e non soccombere al dolore, ha scelto la vita e la felicità. 

Un romanzo divertente, simpatico e leggero nonostante i temi trattati, nonostante la sofferenza causata dagli eventi vissuti. Emozioni uniche e indescrivibili, così come le risate di gusto frutto del geniale sarcasmo dell'autrice. Non è facile parlare d'amore e far ridere allo stesso tempo. 
Sono veramente felice ed entusiasta di aver avuto la possibilità di leggere questa meravigliosa autobiografia sull'amore e su i suoi effetti collaterali. La consiglio veramente a tutti perché, purtroppo, la malattia dell'amore non risparmia nessuno e questa sorta di guida sono sicura che riuscirà a scuotervi in qualsiasi situazione. 

E dopo aver capito anche io, che avere "gli occhi a cuore" era solo un modo di dire e non succede per davvero, mi sono arresa all'evidenza che l'amore nella vita reale, come in televisione, sia quella cosa che fa girare davvero il mondo. Compresi, spesso, i coglioni. 

La realtà è che gli attimi di "smarrimento" servono, servono per cercarsi e ritrovarsi davvero. Quel periodo, anche quando raccontavo di rapporti con l'altro sesso, lo ricorso come se avessi avuto sempre il fucile puntato addosso pronto a scaricare gli ultimi colpi. Qualsiasi cosa facessi sembrava sbagliata, e forse lo era e per questo ho passato intere giornate a piangere. 

Manuela Monaco
Classe 1981, vive a Genova con i suoi due bambini (e con parecchi sogni che però sporcano meno dei suoi figli), è insegnante presso la scuola per l’infanzia e all’occorrenza speaker in una radio locale. Per questioni personali – di cui potrete conoscere i dettagli leggendo questo libro – e ubbidendo al famoso detto “meglio fuori che dentro” (cit. Shrek 3), nel 2017 dà vita al blog Io parlo da sola. Dopo qualche tempo si accorge che proprio da sola non è, pertanto si butta a capofitto, e senza paracadute, nella scrittura di un libro pubblicando “Racconti surreali per gente normale“ (aut. 2018). Ironica, profonda e con un’ottima conoscenza di come vanno le cose dopo che qualcuno ti dice “Non ti amo più”, decide di berci su e scrivere questo libro e, con esso, un nuovo capitolo della sua vita.