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lunedì 30 agosto 2021

Recensione "Onice nera" - Giovanni De Rosa

Titolo: Onice nera
Autore: Giovanni De Rosa
Editore: Edizioni Nulla Die
Genere: romanzo
Pagine: 232
Prezzo: 17,00 €




Un'antica leggenda narra che l'onice nera diede vita all'universo e che con la sua energia aiuti a mollare il passato e ad allontanare ciò che non è in armonia con la vita: per sopravvivere alle indecisioni e controllare la direzione delle proprie azioni. Ma l'impresa è ardua, soprattutto se le mille sfaccettature dell'amore complicano il percorso tra nero e bianco, buio e luce, pazzia e serenità. Kyra si ritrova sola nell'isola greca di Ikaria dov'è in vacanza, dopo che il suo compagno scompare all'improvviso. Un continuo fluire di ricordi si mischia agli avvenimenti del presente: la sua doppia natura confonde verità nascoste, conferme inaspettate, intrighi e menzogne. La realtà, come in un thriller, s'infittisce di continue sorprese. Riuscirà a sopravvivere ai fantasmi del suo passato, a realizzare una propria consapevole individualità e a incontrare l'alba di un giorno nuovo?


Onice nera è scritto in prima persona, prevalentemente dal punto di vista della protagonista femminile, Kyra. Una donna introversa, diffidente, che dopo l'improvvisa scomparsa del compagno Edoardo sull'isola greca Ikaria, dove si trovavano in vacanza, resta sola ad affrontare la sua mancanza.
Fin da subito ci rendiamo conto che Kyra si trova in una relazione tossica, in cui la prepotenza e l'aggressione verbale e psicologica sono all'ordine del giorno.
L'autore dedica molto spazio alle riflessioni della protagonista, ai suoi pensieri, considerazioni e ricordi. 
Gli eventi sono spezzati da flashbacks della sua vita di coppia, che il lettore analizza e sviscera con lei. 

Grazie alla sparizione di Edoardo c'è subito un elemento di mistero e dubbio nella trama, ma la prima parte del libro è molto più incentrata sull'interiorità e le riflessioni di Kyra, sul suo modo di vedere la vita e la sua relazione con il compagno. 
La seconda parte del libro invece, soprattutto una volta che la protagonista torna a Bologna dove vive, è più movimentata e si concentra sul caso da risolvere: chi è veramente Edoardo e che fine ha fatto? Se n'è andato volontariamente o qualcun altro è coinvolto?

Quello che Kyra continua a chiedersi, mentre indaga sulla verità, è se può farcela senza il compagno. 
Edoardo è un calcolatore, un manipolatore arrogante. E nel ripercorrere alcuni dei ricordi della protagonista, il lettore percepisce il gelo delle parole che lui le rivolge, la cattiveria volta a denigrare e svilire la donna che dice di amare. 
Kyra perdona, e difende una relazione che non ha basi d'amore e rispetto, accetta e subisce, pur di non restare sola. Lascia che lui la convinca della sua debolezza, e anzi se ne autoconvince. Lascia che lui faccia scelte di vita per lei, annullandosi. 
Il bisogno di lei di giustificarsi per errori non commessi e la brutalità con cui lui dà per scontata la persona che gli sta accanto, mostrano bene quanto sia lui solo ad avere il controllo. E nonostante non lo idealizzi e sia consapevole di star sacrificando la sua libertà per timore della solitudine, non lo lascerebbe mai. 

Il libro è scritto molto bene, e le frequenti considerazioni della protagonista non risultano mai pesanti, invece coinvolgono. 
Ho apprezzato il fatto che è presente sia l'aspetto psicologico-emotivo, che è dominante e fondamentale durante la lettura, sia quello degli eventi veri e propri, ossia la ricerca della verità e il disvelamento dei segreti del passato. Non manca un colpo di scena finale! 
Consiglio quindi la lettura a chi cerca un thriller "soft", riflessivo, scorrevole e ben scritto. 


«A volte sembravamo degli estranei, che per motivi diversi avevano scelto di condividere lo stesso letto.»

«Apparteneva alla sfera dei giochi di potere. Un legame che non essendo costruito sull'equilibrio, la condivisione e il reciproco rispetto, era alimentato da una parte dal senso di dominio e possesso, e dall'altra dalla necessità di essere considerata e non abbandonata, annullandosi e rendendosi schiava delle esigenze altrui, pur di mantenerlo nel proprio quotidiano. 
E seppur consapevole di tutto ciò, a volte in maniera così chiara da definirla un'ossessione, non ero in grado di fare diversamente. Sì. Avrei accettato tutto.»

_Lisa_

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