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mercoledì 8 giugno 2022

Segnalazione "La baia di Miami" - Salvatore Gargiulo

Buongiorno a tutti readers! 
Anche oggi nuova segnalazione per voi. Si tratta di un'uscita per una casa editrice con la quale abbiamo già collaborato. Vi lasciamo le recensioni degli altri loro libri che abbiamo letto: 


Titolo
: La baia di Miami 
Autore: Salvatore Gargiulo 
Editore: Dragonfly Edizioni 
Genere: Thriller
Pagine: 204
Prezzo: 15,00 € 



Trama:
Non sempre la vita ti regala le cose che ti aspetteresti. In particolare quando sei un ragazzo di strada e orfano, come Giovanni Pastorino. Un giovane cresciuto in famiglia povera ma piena di sentimento, a lui bastava quel calore dei suoi genitori per essere felice. Ma la sorte gli cambiò la vita, rimase orfano prima che diventasse maggiorenne. Era stato anche allontanato dai parenti.
Solo e abbandonato si trovò un lavoro che in apparenza per lui era normale, ma fare il contrabbandiere di sigarette non era proprio un lavoro affidabile. Con caparbietà diventò il capitano di un gruppo di venti persone. Contrabbandava nel porto di Genova. In ogni sorta di scelta la vita alla fine t’invia il conto da pagare. Era quello che pensava sempre Giovanni, su quell’ipotesi rifletté duramente, sulla sua vita e quello che gli aveva insegnato il padre prima di suicidarsi. 
Con la nascita del figlio Michele, Giovanni capì che era tempo di cambiare. Doveva dare alla sua famiglia la giusta dignità. Era sempre quello che aveva sognato per il suo futuro. Decise di andare via dall’Italia. Si trasferì a Miami, cancellando il suo passato. Costruì una casa in una bellissima baia. Col passar del tempo la sua villa diventò un bed-and-breakfast. Diventando così “La baia Molinari”. 
In tutti quegli anni Giovanni riuscì sempre a nascondere a tutti il suo passato, diventando così un cittadino esemplare. Ma qualcosa durante il percorso andò storto, ogni minimo progetto che realizzava un avvenimento negativo si batteva contro come la furia. Si trovò in un vortice di episodi negativi. Ecco il suo conto. Tra traffico di reperti antichi, spaccio di droga e omicidi. 
La polizia teneva sotto osservazione la baia come fosse una base operativa. 
Quegli episodi portarono la famiglia Pastorino in un pozzo senza fondo. 


Prefazione:
Salvatore Gargiulo, l’autore di questo giallo avvincente e per nulla scontato, ci trascina da subito nell’atmosfera solare di Miami che viene dipinta coi colori accesi e le tinte calde di una vivace e dinamica metropoli in cui tutti, compreso Giovanni – il singolare protagonista di questa storia- possono (o credono di) potersi rifare una vita lasciandosi il passato alle spalle. 
In questo contesto in cui verità, illusioni e bugie sembrano correre a braccetto, prende le mosse il racconto di un noir raffinato e complesso, ricco di personaggi e dall’intreccio studiato e ingegnoso che sin dall’inizio cattura il lettore. 
Salvatore Gargiulo ama soffermarsi sulle descrizioni, spesso anche emotive, di situazioni e soggetti, ma il suo stile scorre veloce e sicuro, senza risultare mai ampolloso o ridondante. 
L’autore in “La baia di Miami” coniuga sapientemente le atmosfere tipiche del noir più classico con la freschezza di stilemi e costruzioni più vicine a generi più soft, creando un ensemble raffinato, ricco e affascinante. Un libro che ti prende, ti affascina e ti conquista, rivelando la maturità e l’esperienza di uno scrittore sicuramente di classe. 

Salvatore Gargiulo:
Nasce nel 1958 a Napoli. Vive in Piemonte. All'età di quindici anni si appassiona alla fotografia, e negli anni diventa il suo lavoro. Il suo grande obiettivo era di emozionarsi per fare emozionare con le sue opere. Ha iniziato a leggere i grandi scrittori, come Fallaci, Faletti, Richard Castle, King e tanti altri. La sua fantasia ha cominciato a viaggiare, con coraggio ha messo in pratica la sua immaginazione visiva sullo scritto, invece che in una fotografia. Ha visto i suoi protagonisti come in un film, li ha ascoltati, ha visto le loro azioni, ha visto le loro smorfie ed è entrato nella loro storia. Nel 2010 inizia la sua seconda passione, che la sviluppa con entusiasmo scrivendo dei gialli.

Pubblicazioni:
- Filo invisibile, Dicembre 2013 
- Festival Poesia Feliciano, Edizione 2015 
- Jack Wild, “Le gemelle”, Marzo 2017 
- Bianco e nero, Marzo 2019 
- Jack Wild, “Il Capitano”, Ottobre 2019 
- Le indagini del commissario Vallone; “Il lecca-lecca”, Maggio 2020 
- Io sono Chicca…Storia di un bassotto, Maggio 2020 
- Il nostro diario al tempo del Coronavirus – Antologia Cover 42 autori, PAV. Giugno 2020
- Come uccidere il Natale; collana giallo Pav: Dicembre 2020

domenica 5 giugno 2022

Recensione "Pappagalli verdi" - Gino Strada

Titolo: Pappagalli verdi
Autore: Gino Strada
Editore: Feltrinelli
Genere: ricordi
Pagine: 160
Prezzo: 9,00€ 




Gino Strada arriva quando tutti scappano, e mette in piedi ospedali di fortuna, spesso senza l'attrezzatura e le medicine necessarie, quando la guerra esplode nella sua lucida follia. Guerre che per lo più hanno un lungo strascico di sangue dopo la fine ufficiale dei conflitti: quando pastori, bambini e donne vengono dilaniati dalle tante mine antiuomo disseminate per le rotte della transumanza, o quando raccolgono strani oggetti lanciati dagli elicotteri sui loro villaggi. I vecchi afghani li chiamano pappagalli verdi. Questo libro ci consegna le immagini più vivide, i ricordi più strazianti, le amarezze continue dell'esperienza di medico sugli scenari di guerra del nostro tempo.


Questo libro non è un romanzo, e nemmeno un saggio o un manuale. Ѐ più una raccolta di flashbacks, di ricordi, di storie di vita che si incrociano per caso, degli incontri di Gino Strada con innumerevoli altre biografie, in tempo di guerra. 
Le storie delle persone che incontra sono molto diverse, per etnia, contesto, schieramento, età, ma sono anche molto simili, accomunate dalla sofferenza e dalla violenza, spesso ereditata senza potersi opporre. 

L'autore, noto come uno dei fondatori dell'associazione Emergency, si definisce un chirurgo di guerra. Non nel senso che la guerra la fa, ma nel senso che si ritrova tra le mani le conseguenze. Iran, Iraq, Ruanda, Pakistan, Afghanistan, Siria, Kurdistan, Etiopia, Angola, Perù... ovunque sia combattuta e quali che siano le ragioni, per un chirurgo come Gino Strada, la guerra è un orrore dal quale non si dovrebbe distogliere lo sguardo. 
Raccontandoci aneddoti realistici, ci fa anche capire quanto la realtà sia ben differente dalla visione, parziale e di parte, che ne traiamo dalla televisione o dai vari media occidentali. 
Ci mostra quanto la violenza possa diventare sistematica e indiscriminata, o intenzionalmente rivolta alle generazioni future, per privare un popolo della speranza di rinascere. Ci mostra le difficoltà di costruire e attrezzare ospedali in luoghi distrutti, tra le macerie e la mancanza di elettricità e acqua, tra gli spari di un conflitto in corso, appena terminato o che sta per iniziare. E in questi ospedali arrivano vittime, soprattutto civili, profughi, scampati ai genocidi, bambini mutilati dalle mine antiuomo o colpiti da un proiettile vagante, anziani e madri che accorrono da villaggi senza ospedali nelle vicinanze. 

L'autore, proprio come Emergency, si concentra soprattutto sulle vittime delle mine antiuomo, prodotte tra l'altro anche dal nostro Paese. Ordigni che una volta esplosi, quando non causano la morte, provocano spesso cecità e mutilazioni degli arti, in luoghi in cui non c'è alcuna assistenza per chi resta senza braccia o gambe. Il titolo del libro, Pappagalli verdi, è come gli afghani chiamano le mine giocattolo lanciate dagli elicotteri, che vengono poi raccolte dai bambini, le loro principali vittime. 
Ci mostra Paesi feriti come le rispettive popolazioni, a causa di rivalità etniche, interessi economici, con strascichi di saccheggi e massacri, bombardamenti e responsabilità di eserciti, politici, dittatori, ma anche organizzazioni internazionali che, a dispetto delle loro funzioni, voltano lo sguardo altrove.
Dall'altro lato, ci racconta di persone come lui, medici, infermieri e gente comune, che si mettono in gioco per aiutare, per curare entrambe le parti ferite di un conflitto nonostante tutto. E non senza dubbi di coscienza o risentimenti. 

La lettura è molto breve ma, io credo, andrebbe fatta con calma, un pezzetto per volta per evitare di restare in superficie. Quello che più ho apprezzato del suo modo di raccontarci queste storie sono la sua sincerità e l'umanità, nel bene e nel male. Oltre al fatto che cita i nomi di coloro che incontra, rendendoli persone in carne e ossa quali sono e non semplici personaggi di un libro. Sincerità sia rispetto alle realtà che ha visto e incontrato, sia rispetto a ciò che provava e pensava in tali realtà. Vi consiglio vivamente questo libro, che anche se di forte impatto, non può che fare bene nell'aprire un poco di più la nostra visione delle cose. 

« Ogni volta che hanno potuto impugnare i fucili per difendere le proprie case, lo hanno fatto. Come nel 1991, quando le truppe di Saddam cercarono la soluzione finale del "problema curdo" e si trovarono di frotne a una fiera resistenza armata. Gli iracheni furono costretti ad andarsene. E Saddam ebbe a dire: "Ci siamo spostati, ma il nostro esercito è ancora lì". 
Alludeva ai milioni di mine antiuomo seminate nella regione, sulle colline e nei campi, vicino alle sorgenti d'acqua e ai cimiteri, nelle case ridotte a macerie. Perché la vita non potesse riprendere. Ma i curdi sono ancora lì. »


Gino Strada (1948-2021) è stato chirurgo di guerra e uno dei fondatori di Emergency, l’associazione umanitaria italiana per la cura e la riabilitazione delle vittime di guerra e delle mine antiuomo, con la quale è stato impegnato su tutti i fronti di guerra, dall’Afghanistan alla Somalia, dall’Iraq alla Cambogia e al Sudan. Con Feltrinelli ha pubblicato anche Pappagalli verdi (1999), che ha vinto il premio internazionale “Viareggio Versilia 1999” e continua a riscuotere un grande successo, Buskashì. Viaggio dentro la guerra (2002), ha scritto la prefazione a In tournée (2002) di Lella Costa e l’introduzione a Libertà. Storie di rivoluzionari per ragazzi che vogliono cambiare il mondo (2020) di Andrea Melis.