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domenica 3 luglio 2022

Recensione "Ramondo Lo Scudiero" - Antonio Chirico

Titolo: Ramondo. Lo scudiero
Autore: Antonio Chirico
Editore: youcanprint
Genere: romanzo storico
Pagine: 477
Prezzo: 19,00 
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Siamo nel Regno di Napoli, a cavallo tra il 1300 e il 1400. Ramondello è il figlio cadetto del conte Orsini. Suo padre ha previsto per lui la carriera ecclesiastica, ma il ragazzo è innamorato di una fanciulla destinata a diventare contessa e non si arrende a un destino che non vuole. Trova sostegno in Ramondo del Balzo, fratello di sua nonna. Il prozio, che non ha avuto figli, lo designa suo successore e così gli risolve ogni problema. Unica condizione per ereditare le sue fortune è che Ramondello aggiunga al proprio cognome anche quello del suo benefattore. Ma le cose non vanno secondo i piani e il ragazzo si ritrova costretto a partire come scudiero per le crociate del Nord, senza nemmeno un ultimo saluto alla sua amata. Liberamente ispirata alla vita di Raimondello Orsini del Balzo che, da scudiero, diventa cavaliere, sposa la contessa di Lecce e conquista numerosi feudi fino a essere secondo soltanto al re, è una storia di amori, amicizie, tradimenti, conflitti familiari e battaglie avventurose. C’è spazio anche per delle incursioni nel mondo della cavalleria teutonica e nei misteri del Santo Graal. Il tutto, sullo sfondo storico della disputa tra due re pretendenti al trono di Napoli e dello scisma d’Occidente, con una Chiesa cattolica retta contemporaneamente da due papi in conflitto tra loro. Una storia antica ma con molte curiose analogie con la contemporaneità.


Esordisco col confessare che ho letto davvero pochi romanzi storici finora, ma è un genere che mi piacerebbe approfondire, perciò quando mi è stata proposta questa lettura ero molto curiosa. E la mia curiosità è stata soddisfatta! 

Siamo tra il XIV e il XV secolo, in territorio italiano, tra feudi, cavalieri, amore e tradizioni nobiliari. Più nello specifico, le vicende prendono il via nel Regno di Napoli nell'anno 1372, con un Ramondello dodicenne. Nonostante il talento naturale per la spada e la costante ricerca di nuove sfide, in quanto secondogenito e per di più figlio illegittimo, il destino di Ramondello è segnato. Il padre, il conte Niccolò Orsini, ha stabilito per lui una carriera ecclesiastica, che al ragazzo proprio non va giù. Nemmeno con il favore del prozio Ramondo del Balzo e la volontà di sposare la giovanissima Isabella d'Aquino riuscirà a far cambiare idea al padre severo. Così il giovane intraprendente Ramondello lascia la sua amata con la promessa di tornare ricco e con un titolo, e si imbarca come scudiero di Guy de Chavigny, un mercenario dell'ordine teutonico. 
Da qui l'ambientazione si sposta alla Prussia, dove stanno avvenendo le crociate sotto il pretesto di convertire i pagani lituani alla fede cattolica. Questo permette al protagonista non solo di farsi una certa fama con le sue gesta in battaglia, ma anche di scoprire usi diversi dai propri, differenze e similitudini con le genti del luogo. Il suo coraggio e la sua abilità vengono notati e premiati e il pensiero dell'amata tiene accesa la sua voglia di riscatto. 
E questo è solo l'inizio, perché Ramondo tornerà da condottiero nel Regno di Napoli e scoprirà che a corte gli intrighi e i tradimenti sono persino peggiori di quelli che avvengono su un campo di battaglia. La sua lealtà sarà ben riposta? Saprà riconoscere la parte migliore dalla quale schierarsi?

L'autore, pur rivisitando liberamente fatti e persone, dimostra di essersi a fondo documentato su casate, consuetudini dell'epoca e vicende storiche. Il protagonista è infatti ispirato a una figura realmente esistita: Raimondo Orsini del Balzo. Non solo lui, ma anche altri personaggi derivano da figure storiche, con cui per altro Raimondo ebbe veramente a che fare: tra gli altri, gli Angioini e papa Urbano VI. Anche i luoghi e i monumenti citati fanno parte di tutta una tradizione, specialmente italiana meridionale: Castel Nuovo, Nola, Soleto, Nocera, Taranto... 

Quello che forse ho più apprezzato del personaggio di Ramondo è che cerca di restare fedele ai suoi principi, nonostante i rapidi cambiamenti attorno a sé. Questo lo dimostra anche la fiducia della sua compagnia di ventura e dei suoi amici, pronti a tutto pur di seguirlo nelle sue imprese. Parte come un giovane talentuoso e pronto a crearsi la fortuna con le proprie mani, andando contro a una rigida tradizione di autorità paternalistica assoluta, e torna vincitore solo per ributtarsi in un altro tipo di guerra, tra re e papi, potere temporale e potere spirituale, crisi e scismi. 
Della lettura più in generale invece ho apprezzato soprattutto, oltre all'ambientazione nel Basso Medioevo, la suddivisione in tre parti, una più incentrata sulle vicende del protagonista nelle crociate di Prussia e le altre dedicate ai giochi di palazzo e alla scalata per il potere nel Regno di Napoli. Nonostante i molti nomi citati, l'ambientazione datata e il consistente numero di pagine poi, l'autore ha saputo conservare la storia scorrevole e avvincente, mantenendo la mia attenzione per tutta la lettura. 
Consigliato per gli amanti del genere o per chi, come me, vuole avvicinarvisi.

«State in guardia laggiù quando tornerete» lo avvertì il gran maestro «perché l'umanità è uguale ovunque, e le trappole, gli intrighi e i tradimenti non appartengono solo al costume del popolo lituano. Io ho scoperto con gli anni e l'esperienza che non esistono persone solo buone e persone solo cattive, siamo tutti buoni e cattivi contemporaneamente. É solo la dose di cattiveria e di bontà che Dio ha distribuito a ciascuno di noi che cambia da persona a persone, persino da momento a momento.»

«Non avresti dovuto. Quando combattiamo la malvagità altrui, rischiamo di risvegliare in noi la stessa crudeltà, e spesso anche in un grado maggiore, ma è una virtù del sapiente avere l'opportunità di nuocere al suo avversario e astenersene...»

_Lisa_

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