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lunedì 13 dicembre 2021

Recensione "Ānanda" - Argyros Singh

Titolo
: Ānanda
Autore: Argyros Singh
Editore: PubMe 
Collana: Gli scrittori della porta accanto
Genere: racconti, narrativa non di genere
Pagine: 322
Prezzo: 18,00 €



Tre furono gli eventi catastrofici che sconvolsero l'umanità: l'ultima grande guerra, che devastò migliaia di città in tutto il globo, un batterio che mise a dura prova i superstiti e la grande pioggia, che cadde per tredici mesi e travolse le comunità sulle coste. Quando la pioggia cessò e le acque si ritirarono, i pochi sopravvissuti erano ormai stremati. Fu allora che da Oriente giunse un popolo misterioso, di cui nessuno seppe mai l'origine, che portò nuova linfa al genere umano e stabilì la pace con la Natura. Ananda è una raccolta di racconti, che narra le vite di alcune persone vissute nel periodo in cui avvennero le tre catastrofi planetarie. Le loro storie si intersecano nei secoli (e nei millenni), in un continuo salto tra passato e presente, in cui il lettore, come un archeologo, è chiamato a ricostruire gli eventi e le genealogie familiari. In particolare, si raccontano le vite di tre donne: Judy, la figlia Vera e la nipote Rebecca. In parallelo, una figura misteriosa, chiamata il Discepolo, percorre i millenni alla ricerca di un significato alla vita.


Una raccolta di racconti accomunati da tre catastrofici eventi di sfondo: una guerra, una pandemia e la grande pioggia. Per ogni racconto diverse sono le situazioni, le ambientazioni, diversi i protagonisti, le tematiche e diverso è l'esito finale. 
I racconti sono piuttosto brevi, di poche pagine, ma intensi. Le scene e i personaggi si susseguono come fossero attori sul palco di un teatro, quindi il lettore deve leggere senza avere fretta per assorbire e comprendere al meglio le parole di questo libro. Ma ne varrà assolutamente la pena. 

Ho trovato sicuramente molti elementi in comune con un precedente romanzo di Argyros Singh, Nessuna Pietà, che ho già avuto il piacere di leggere e recensire. Queste due pubblicazioni infatti sono ambientate nello stesso universo narrativo, ma sono tranquillamente leggibili in modo autonomo. Hanno elementi e tematiche in comune, come l'aspetto apocalittico, ma sono anche molto diversi. Nonostante in genere io preferisca i romanzi ai racconti, in questo caso mi è parso che l'autore abbia fatto un ulteriore passo avanti nella maturità della scrittura. Lo stile è elegante e raffinato nonostante i temi affrontati, scorrevole e al tempo stesso molto riflessivo, e sempre fedele agli argomenti cari all'autore. 
Tra questi la distruzione dell'ambiente e dell'umanità, o la sua autodistruzione, il libero arbitrio in opposizione all'oppressione, la miseria della guerra e la necessità della memoria, il pericolo atomico, il fanatismo soprattutto religioso. 
Ci sono sicuramente tratti macabri in certe scene, c'è il delirio di un uomo che scopre di avere il potere di togliere la vita, c'è la famigliarità tossica di un padre che inculca il paranormale alla figlia, in un traumatizzante gioco alla sopravvivenza, ci sono rimandi agli orrori della storia umana e c'è un batterio, l'Anthrax, che divide l'umanità tra immuni e contagiabili, con conseguenti squilibri di potere. 
Ma ci sono anche speranza e amore, torna la tematica ambientale-ecologica, c'è un invito alla rinascita e a conservare i ricordi per non commettere più gli errori del passato e andare così verso un futuro migliore. Futuro che per noi è già qui, ora. 

Alcuni racconti sono divisi in più parti e quindi il lettore li ritrova nel corso della lettura, e in alcuni casi i personaggi sono collegati tra di loro. Alcuni racconti sono più difficili da capire, o meglio hanno bisogno di più attenzione. Alla fine ci accorgiamo che l'autore, il cui vero nome è Andrea Pighin, non fa altro che esasperare (ma forse neanche molto) alcuni aspetti della nostra realtà per farci riflettere, e come spesso accade lo fa inserendo questi aspetti in un universo distopico. 
Mentre leggevo da un lato cercavo il filo conduttore, chiedendomi se ci sarebbe stato un finale e come sarebbe stato, dall'altro cercavo di godermi appieno ogni racconto singolarmente. 
E posso dire che mi è dispiaciuto che i racconti non fossero interi romanzi, perché mi sono piaciuti moltissimo! Ricchi di suggestioni, eleganti persino nell'orrore, misteriosi e al tempo stesso rivelatori, tutti da godersi appieno. 

Durante la lettura, soprattutto visti gli avvenimenti recenti e la pandemia che abbiamo affrontato anche noi nel nostro presente, è inevitabile porsi la domanda: è la natura a decidere o è una propensione dell'uomo all'autodistruzione? Penso che la risposta, più o meno ottimista, sia soggettiva e che ognuno di noi debba rispondere a sé stesso. 
Vi lascio in breve il significato del titolo che ci ha svelato Argyros. Si tratta di un termine della tradizione indù rielaborato dall'autore stesso, che indica il piacere assoluto, inteso non in senso materiale ma come piena felicità e massima sapienza, "qualcosa che si realizza dimenticandosi di sé". 

Un giorno, invisibile tra le macerie dell'apocalisse - "la ricordi quell'apocalisse?" - quell'amore prenderà la forma di un germoglio. E non avrà più ostacoli, tra la terra e il cielo. 

"È così, così divertente - pensò l'uomo innamorato - da sempre la donna è stata caratterizzata come il 'sesso debole', ma come abbiamo potuto non accorgerci della prepotente debolezza degli uomini?


_Lisa_

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