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mercoledì 7 agosto 2019

Recensione "La Macchia Umana" - Philip Roth

Titolo: La macchia umana
Autore: Philip Roth
Editore: Einaudi (collana Super ET)
Genere: romanzo        
Pagine: 395

Prezzo: € 13,50




« Noi lasciamo una macchia, lasciamo una traccia, lasciamo la nostra impronta. 
Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c'è altro mezzo per essere qui.  »

Coleman Silk è un ultrasettantenne professore di lettere classiche, ancora pieno di energia. Faunia Farley, trentaquattrenne, è una donna delle pulizie in fuga dall'ex marito. 
La loro passione si scontra nella disperata ricerca di un partner senza pretese di sentimenti, dopo le dimissioni di Coleman dalla prestigiosa carica all'Athena College causate da una svista, una parola mal interpretata che, secondo lui, avrebbe danneggiato per sempre la sua carriera e portato alla morte della moglie. Coleman Silk, tuttavia, nasconde un segreto da quand'era ragazzo, e lo nasconde talmente bene che nessuno se n'è mai accorto, nemmeno la famiglia. 

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Una lettura sicuramente impegnativa dal punto di vista dei contenuti e del significato, che necessita la giusta attenzione, restando comunque scorrevole e appassionante grazie allo stile dell'autore e alla costruzione dei personaggi. Di questo libro ho infatti apprezzato tantissimo ogni singolo personaggio, da Coleman e Faunia all'ex marito di quest'ultima, aggressivo reduce del Vietnam, e il modo con cui l'autore li caratterizza e ne descrive realisticamente il modo di pensare, rivelandone gli umanissimi difetti. 
Coleman Silk è il personaggio principale, ma la sua storia viene narrata dal vicino di casa, recluso e rassegnato scrittore e alterego dell'autore, Nathan Zuckerman. 
Siamo nel 1998 nelle Berkshires del Massachusetts, dove Coleman è un risoluto preside di facoltà quando rinnova e modernizza l'Athena College, creandosi antipatie e critiche degli invidiosi e dei più conservatori e falsi moralisti. Così, quando a lezione un giorno pronuncia la parola "spook" (spettro) riferendosi a due studenti assenti e, per puro caso, di colore, senza averli mai visti, viene accusato di razzismo (in quanto spook sarebbe anche un termine usato in modo dispregiativo nei confronti della comunità di colore). Poco dopo l'accusa, dalla quale non viene difeso nemmeno dai colleghi più fidati, la moglie muore assieme alla sua reputazione. Umiliato, tormentato dal fallimento e abbandonato, Coleman accusa il College e si dimette.
L'incontro con Faunia Farley rappresenta per lui una rinascita, una botta di vita (assieme al Viagra). Anche lei tormentata dai demoni del passato, ben peggiori di quelli del professore, intraprende con lui una relazione eccitante, ardente di carica sessuale. Scandalo! Faunia appare agli altri come un'indifesa, analfabeta donna che non possiede nulla, oltre ad avere la metà degli anni del partner, e ciò va contro ogni decenza e convenzione sociale.
Tra calunnie e frustrazioni, inibizioni e minacce, Coleman si aggrappa all'ebbrezza del nuovo rapporto con Faunia e continua, cinquant'anni dopo, a celare il suo segreto, che neanche i quattro figli e la moglie hanno avuto modo di scoprire. 
Ognuno è vittima e colpevole al tempo stesso, a seconda del punto di vista, ognuno ha difetti imperdonabili e qualità insospettabili, proprio come avviene nella realtà. Etichette, pregiudizi, ambiguità e convinzioni soggettive muovono le azioni dei personaggi, e il lettore cerca di scoprirli e comprenderli tutti, nel tentativo di non cadere in inganno. Niente verità assolute e certe.
Philip Roth ci parla dei pregiudizi razziali e degli impedimenti dovuti alle proprie origini, del dolore che ognuno nasconde, delle scelte di vita e delle loro terribili conseguenze, di egoismo e della ricerca della felicità che non si interrompe con l'età, del terrore di chi è stato in guerra e dell'impossibilità, per alcuni, di reintegrarsi, della violenza e della vergogna, della frantumazione di famiglie intere e di molto, moltissimo altro. 
E ce ne parla in modo schietto e profondo, diretto, attraverso le vite dei suoi personaggi.

« In quale proporzione, fino a che punto, il suo segreto aveva determinato la sua vita quotidiana e permeato i suoi pensieri di tutti i giorni? [...] Era l'inganno che lo gratificava, la bravata che gli piaceva di più, l'attraversare in incognito la vita, o aveva solo chiuso la porta sul passato, sulla gente, su una razza intera con la quale non voleva più avere rapporti? Era l'ostruzione sociale che voleva schivare? Quanto erano meschini i suoi motivi? Quanto patologici? »

« Quella del novantotto nel New England fu un'estate di sole e di uno squisito tepore; in America, l'estate di un'orgia colossale di bacchettoneria, un'orgia di purezza nella quale al terrorismo subentrò, come dire, il pompinismo, e un maschio e giovanile presidente di mezza età e un'impiegata ventunenne impulsiva e innamorata, comportandosi nell'Ufficio Ovale come due adolescenti in un parcheggio, ravvivarono la più antica passione collettiva americana, storicamente forse il suo piacere più sleale e sovversivo: l'estasi dell'ipocrisia. »



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La macchia umana è anche un film drammatico del 2003, diretto da Robert Benton e tratto dal soggetto dell'omonimo romanzo di P. Roth. 
Tra gli attori, Anthony Hopkins (Coleman Silk), Nicole Kidman (Faunia Farley), Gary Sinise (Nathan Zuckerman).








Philip Roth (1933 - 2018), scrittore statunitense, ha vinto il Pulitzer nel 1997 per Pastorale americana. Nel 1998 ha ricevuto la National Medal of Arts alla Casa Bianca, nel 2002 il più alto riconoscimento dell'American Academy of Arts and Letters, la Gold Medal per la narrativa, e moltissimi altri premi e riconoscimenti. Uno dei più noti e premiati scrittori americani della sua generazione, tra i principali romanzieri ebrei in lingua inglese. 




                                                                                                                                      _Lisa

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