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domenica 5 giugno 2022

Recensione "Pappagalli verdi" - Gino Strada

Titolo: Pappagalli verdi
Autore: Gino Strada
Editore: Feltrinelli
Genere: ricordi
Pagine: 160
Prezzo: 9,00€ 




Gino Strada arriva quando tutti scappano, e mette in piedi ospedali di fortuna, spesso senza l'attrezzatura e le medicine necessarie, quando la guerra esplode nella sua lucida follia. Guerre che per lo più hanno un lungo strascico di sangue dopo la fine ufficiale dei conflitti: quando pastori, bambini e donne vengono dilaniati dalle tante mine antiuomo disseminate per le rotte della transumanza, o quando raccolgono strani oggetti lanciati dagli elicotteri sui loro villaggi. I vecchi afghani li chiamano pappagalli verdi. Questo libro ci consegna le immagini più vivide, i ricordi più strazianti, le amarezze continue dell'esperienza di medico sugli scenari di guerra del nostro tempo.


Questo libro non è un romanzo, e nemmeno un saggio o un manuale. Ѐ più una raccolta di flashbacks, di ricordi, di storie di vita che si incrociano per caso, degli incontri di Gino Strada con innumerevoli altre biografie, in tempo di guerra. 
Le storie delle persone che incontra sono molto diverse, per etnia, contesto, schieramento, età, ma sono anche molto simili, accomunate dalla sofferenza e dalla violenza, spesso ereditata senza potersi opporre. 

L'autore, noto come uno dei fondatori dell'associazione Emergency, si definisce un chirurgo di guerra. Non nel senso che la guerra la fa, ma nel senso che si ritrova tra le mani le conseguenze. Iran, Iraq, Ruanda, Pakistan, Afghanistan, Siria, Kurdistan, Etiopia, Angola, Perù... ovunque sia combattuta e quali che siano le ragioni, per un chirurgo come Gino Strada, la guerra è un orrore dal quale non si dovrebbe distogliere lo sguardo. 
Raccontandoci aneddoti realistici, ci fa anche capire quanto la realtà sia ben differente dalla visione, parziale e di parte, che ne traiamo dalla televisione o dai vari media occidentali. 
Ci mostra quanto la violenza possa diventare sistematica e indiscriminata, o intenzionalmente rivolta alle generazioni future, per privare un popolo della speranza di rinascere. Ci mostra le difficoltà di costruire e attrezzare ospedali in luoghi distrutti, tra le macerie e la mancanza di elettricità e acqua, tra gli spari di un conflitto in corso, appena terminato o che sta per iniziare. E in questi ospedali arrivano vittime, soprattutto civili, profughi, scampati ai genocidi, bambini mutilati dalle mine antiuomo o colpiti da un proiettile vagante, anziani e madri che accorrono da villaggi senza ospedali nelle vicinanze. 

L'autore, proprio come Emergency, si concentra soprattutto sulle vittime delle mine antiuomo, prodotte tra l'altro anche dal nostro Paese. Ordigni che una volta esplosi, quando non causano la morte, provocano spesso cecità e mutilazioni degli arti, in luoghi in cui non c'è alcuna assistenza per chi resta senza braccia o gambe. Il titolo del libro, Pappagalli verdi, è come gli afghani chiamano le mine giocattolo lanciate dagli elicotteri, che vengono poi raccolte dai bambini, le loro principali vittime. 
Ci mostra Paesi feriti come le rispettive popolazioni, a causa di rivalità etniche, interessi economici, con strascichi di saccheggi e massacri, bombardamenti e responsabilità di eserciti, politici, dittatori, ma anche organizzazioni internazionali che, a dispetto delle loro funzioni, voltano lo sguardo altrove.
Dall'altro lato, ci racconta di persone come lui, medici, infermieri e gente comune, che si mettono in gioco per aiutare, per curare entrambe le parti ferite di un conflitto nonostante tutto. E non senza dubbi di coscienza o risentimenti. 

La lettura è molto breve ma, io credo, andrebbe fatta con calma, un pezzetto per volta per evitare di restare in superficie. Quello che più ho apprezzato del suo modo di raccontarci queste storie sono la sua sincerità e l'umanità, nel bene e nel male. Oltre al fatto che cita i nomi di coloro che incontra, rendendoli persone in carne e ossa quali sono e non semplici personaggi di un libro. Sincerità sia rispetto alle realtà che ha visto e incontrato, sia rispetto a ciò che provava e pensava in tali realtà. Vi consiglio vivamente questo libro, che anche se di forte impatto, non può che fare bene nell'aprire un poco di più la nostra visione delle cose. 

« Ogni volta che hanno potuto impugnare i fucili per difendere le proprie case, lo hanno fatto. Come nel 1991, quando le truppe di Saddam cercarono la soluzione finale del "problema curdo" e si trovarono di frotne a una fiera resistenza armata. Gli iracheni furono costretti ad andarsene. E Saddam ebbe a dire: "Ci siamo spostati, ma il nostro esercito è ancora lì". 
Alludeva ai milioni di mine antiuomo seminate nella regione, sulle colline e nei campi, vicino alle sorgenti d'acqua e ai cimiteri, nelle case ridotte a macerie. Perché la vita non potesse riprendere. Ma i curdi sono ancora lì. »


Gino Strada (1948-2021) è stato chirurgo di guerra e uno dei fondatori di Emergency, l’associazione umanitaria italiana per la cura e la riabilitazione delle vittime di guerra e delle mine antiuomo, con la quale è stato impegnato su tutti i fronti di guerra, dall’Afghanistan alla Somalia, dall’Iraq alla Cambogia e al Sudan. Con Feltrinelli ha pubblicato anche Pappagalli verdi (1999), che ha vinto il premio internazionale “Viareggio Versilia 1999” e continua a riscuotere un grande successo, Buskashì. Viaggio dentro la guerra (2002), ha scritto la prefazione a In tournée (2002) di Lella Costa e l’introduzione a Libertà. Storie di rivoluzionari per ragazzi che vogliono cambiare il mondo (2020) di Andrea Melis.

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