Titolo: The dark side of the sun
Autore: Nick Ragazzoni
Editore: Il Rio
Genere: Noir
Pagine: 177
Prezzo: € 16,00
Questa è la cosa che mi tormenta di più in assoluto, l'impossibilità di mettere la parola fine a tutto il male che ci circonda.
Ci troviamo in Giappone, un luogo che diventa ancora più incantato con la fioritura degli alberi di ciliegio. La sua incantevole bellezza viene turbata dal ritrovamento di un cadavere, quello di una ragazzina, ma anche di una sorella e di una figlia. Il corpo privo di vita appartiene a Natsuki Urayama, un'adolescente di sedici anni, sorella di Madoka. L'ispettore Noriyuki Nagai ha il compito di riportare la quiete, di supportare la famiglia Urayama e soprattutto quello di scovare l'assassino. Nagai però non deve lottare solo contro il presente ma anche contro il suo passato e se stesso. Chi potrebbe mai aver compiuto un crimine così efferato?
Un libro molto ricco per le tematiche affrontate, un libro che fa riflettere sulla condizione socio-economica giapponese. La storia è molto carina nonostante non sia molto elaborata. Le indagini sono arricchite da colpi di scena così come da argomentazioni rilevanti.
Nagai mi è entrato nel cuore, mi ha reso partecipe delle sue sue sofferenze e del suo dolore. Ho combattuto con lui, ho partecipato alle indagini e l'ho accompagnato nel suo viaggio. Una lettura che mi ha fatto crescere, mi ha aperto gli occhi verso alcuni aspetti delle cultura giapponese a me sconosciuti, una società che reputavo già interessante e affascinante. Ma come ogni cultura, anche quella giapponese incarna aspetti positivi e aspetti negativi. I pregiudizi e le discriminazioni sono all'ordine del giorno, le persone emarginate sono il perfetto capro espiatorio per qualunque brutto fatto.
L'autore ci parla del sistema scolastico, sociale ma anche di fatti più intimi come la quotidianità. Infatti possiamo trovare tra le righe parole giapponesi che indicano bevande, dolci e anche oggetti abituali come il letto. Nick Ragazzoni si prende cura del lettore fornendo ad esso tutte le spiegazione e le definizioni di queste parole. Tutto ciò rende la vicenda molto più densa ed interessante.
Come scritto prima il protagonista è un uomo sofferente, perseguitato dal suo passato. La sua vita non è affatto facile infatti, spesso, è discriminato per via delle sue origini, metà giapponesi e metà inglesi. Annega il dolore nell'alcol, desidera una mente annebbiata che smetta di pensare, che smetta di farlo soffrire. Nagai è un uomo solo con un unico obiettivo impresso a fuoco nella sua anima, quello di estirpare le radici del male dal mondo. Un obiettivo così grande quanto impossibile ma nel quale il protagonista crede fortemente. Perciò in ogni suo caso ci mette tutto se stesso perché desidera più di ogni altra cosa fare giustizia. Il tema principale del libro riguarda le persone borderline, ovvero tutte quelle persone che sono state allontanate dalla società. Allontanamento dovuto spesso alle origini o alla posizione sociale. Una discriminazione che rende la loro vita un incubo, una tragedia; persone senza diritti e dignità, considerate parte della società solo come capri espiatori di azioni brutali e contro natura.
La scrittura di Nick è velocissima, decisa e chiara. Una lettura che per me è stata piacevolissima sopratutto perché ho avuto la possibilità di conoscere l'autore, una persona disponibile e molto gentile. Un grandissimo grazie a Nick per questa opportunità, la quale ha portato un po' di luce in questi giorni bui qui a Bergamo.
Era davvero giusto mettere l'opinione pubblica e la stampa davanti a una vita umana? Era giusto trovare un colpevole nel più breve tempo possibile senza andare a fondo nelle indagini?
Cosa spingeva l'umanità verso tali forme di perversioni?
La risposta cominciò negli anni a tendere sempre più verso la negatività, conducendolo verso una forma di totale sfiducia a disillusione, nei confronti di una società che considerava sempre più malata ed efferata da un terribile morbo in via d'espansione.
Per il resto del mondo era la classica "brava persona", la sua maschera sociale era perfetta, ma la maschera poteva prendere il controllo della sua vita divorando la possibilità di sviluppare una propria identità diversa, di far tesoro degli errori e dei fallimenti per saper direzionare la scelte sempre in modo originale e personale, costruendo una vita che contemplava anche la possibilità di solcare strade nuove e che avesse un profondo significato. Se prevaleva il controllo esercitato dalla maschera, il rischio era di rimanere imprigionati dentro un abito che non era coerente con la propria essenza.
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