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sabato 6 novembre 2021

Recensione " Veniamo dal basso come un pugno sotto il mento" - Alice Diacono

Titolo: Veniamo dal basso come un pugno sotto il mento
Autore: Alice Diacono 
Editore: Battaglia Editore
Genere: Raccolta poetica
Pagine: 202
Prezzo: 17,00 €




"Veniamo dal basso come un pugno sotto il mento" è la raccolta delle poesie e prose poetiche di Alice Diacono. È un delizioso e tenace libro illustrato adatto anche a chi non legge e odia la poesia, i suoi testi vanno giù come patatine fritte, da godere un po' per volta comodamente seduti al gabinetto. Un viaggio lungo dieci capitoli dove si parla di presa di coscienza della propria femminilità, respiro, cadute dai pattini, buchi neri, incapacità di amare, Antropocene, file alle Poste, precariato emotivo ed economico, sradicamenti, clamori, pensamenti, euforia e disforia, morti e rinascite. Le letture dal vivo prevedono: musica da sballo con ritmi sferzanti, un bidè illuminato e un gran coinvolgimento emotivo con picchi di esaltante romanticismo e di tormentato esistenzialismo, il tutto servito in salsa agrodolce."


"Veniamo dal basso come un pugno sotto il mento" è il primo libro dell'autrice Alice Diacono, una sorta di raccolta poetica, mescolata alla prosa, che risulta essere concreta, autentica e diretta, arricchita dalle bellissime illustrazioni di Agnese Ugolini. 

Alice è una scrittrice con i piedi per terra, che utilizza la poesia e la prosa per mostrarci la realtà e non per creare o parlare di qualcosa di illusorio o utopico. Alice Diacono con sincerità ed inflessibilità ci racconta delle avversità della vita, delle contraddizioni, delle paure e dei tantissimi altri aspetti negativi che ne fanno parte. Una raccolta poetica che critica fortemente il periodo storico e sociale in cui viviamo e in cui siamo obbligati a sopravvivere. Esatto, sopravvivere e non vivere. 

Alice è sincera con il lettore, non lo illude e non mente, toglie dalla poesia ogni irrealtà per dare luce e importanza a tutte le reali sfumature della vita. Dalla più insignificante, come la fila alla posta, alla più significativa, come l'essere donna e avere diritto di scegliere cosa fare del proprio utero. Una raccolta poetica che dà voce a una generazione confusa. Una generazione di trentenni incompresa e persa. La stessa che è scappata dalla provincia per poi arrivare nella città di Bologna carica di sogni e speranze, con la voglia di avere la propria indipendenza e l'idea di poter cambiare le cose. 
Il lettore, già dall'introduzione firmata da Franco Bifo Berardi, può capire quanto questa lettura sarà densa di verità, emozioni e riflessioni. 
Una lettura che, come afferma Bifo, è fatta di frammenti d'anima. 

Alice Diacono è una forza della natura, in 202 pagine è riuscita a dar sfogo a tutte le piccole ingiustizie quotidiane ed è veramente difficile poter parlare di tutte le tematiche affrontate. Si parte dal suo passato, in cui ritroviamo la figura dello studente universitario che si trova ad dover affrontare il periodo di Erasmus, lo stesso studente pieno di voglia di vivere, bisognoso di avventure ma anche timoroso delle responsabilità del mondo adulto. Per poi passare ai suoi buoni propositi per il nuovo anno, all'amore, il sapere e il non saper amare, alla scoperta dell'essere donna, alla sua esperienza in Olanda, al non sentirsi all'altezza di affrontare il futuro, ad una vera e propria riflessione sulla scrittura e sui poeti. 

In particolar modo mi è veramente piaciuto vedere quanto le parole e la scrittura siano state fondamentali per l'autrice, la vediamo diventare consapevole di ciò che è stato e ciò che ha passato diventando una donna che, distrutta in mille frammenti, è riuscita a trovare una certa flessibilità nell'affrontare la vita. Questa consapevolezza la vediamo concretizzarsi pian piano nei capitoli, gli stessi che il lettore percepisce come tappe fondamentali della vita con i bisogni e le necessità che le caratterizzano. 
Una lettura che è stata davvero una scoperta, all'inizio ero timorosa di non riuscir a capire appieno il significato delle sue parole ma alla fine la sua sincerità e schiettezza sono state come uno schiaffo dritto in faccia per farmi aprire gli occhi e il cuore. 

Per questa recensione vogliamo condividere con voi un piccolo estratto in modo tale da farvi capire meglio l'energia che l'autrice riesce sprigionare attraverso le parole e la verità. 

Mi chiamo Alice Diacono, 
ho 29 anni e 9 mesi. 
Hanno cercato di uccidermi 
per così com'ero, 
mi hanno respinta, 
picchiata, 
repressa, 
umiliata. 
Mi dicevano "Le tue parole ti causeranno molti problemi nella vita, 
le tue parole ti spezzeranno le ossa." 
Anche mia madre
mi ha abbandonata
perché non ero come lei si aspettava che fossi, 
e come Dio si aspettava che fossi. 
Ho cercato di distruggermi io stessa, 
perché non mi accettavo così com'ero, 
fino a non riuscire più quasi a stare in piedi. 
Ma io ce l'ho fatta, 
non perché sono forte, ma perché sono debole, 
non perché ho esistito e non mi sono spezzata, 
ma perché mi sono spezzata in tanti punti e in tante piccole parti 
decine, centinaia di volte, 
e adesso sono flessibile, 
adesso mi posso piegare e accogliere il nutrimento della pioggia nella mia anima che è di terra. 
Alla fine 
le mie parole mi hanno salvata.

Alice Diacono 
Nasce ad Asti nel 1987. Dopo una meravigliosa infanzia-adolescenza passata nella comunità evangelico-pentecostale scappa a Bologna dove grazie a un eccellente uso del pollice opponibile se la caverà alla grande. Studia alla facoltà di Lettere e partecipa al movimento dell’ Onda, fondando la fanzine Idioteca. Nel 2017 raccoglie le sue poesie nel libretto autoprodotto dal titolo Il tempo di un bidè. Nel 2019 ha pubblicato il saggio Santa Libera: storia di un’insurrezione armata, ma il suo vero sogno è arrivare a scrive- re le frasi sugli involucri della nota marca di assorbenti, come: “lo sai che Berlusconi è stato il software della P2? Lo sai che se ti tagli il lobo dell’orecchio, lo friggi e te lo mangi sa di maiale?” E così via. La sua poesia si definisce hardcore-zen, e non morirà mai. Perché è già morta.

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