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domenica 28 marzo 2021

Recensione "L'ultima primavera del secolo" - Domenico Ippolito


Titolo: L'ultima primavera del secolo
Autore: Domenico Ippolito                    
Editore: Aporema Edizioni                                                   
Genere: Narrativa                                               
Pagine: 224
Prezzo: € 13,90



Il ventesimo secolo, che ha già visto fiumi di sangue sgorgare dalla follia umana, si chiude con l'ennesima guerra. Per intervenire nel conflitto in Kosovo, dalle coste della Puglia decollano gli aerei della N.A.T.O. a sganciare bombe sui Balcani: per mettere fine alla morte, ancora una volta si semina morte. Finita la terza media, Fabio deve affrontare una guerra personale, non meno incerta, violenta e carica di insidie: quella per diventare adulto. Mentre dalla sua terra osserva ali armate solcare l'Adriatico, è costretto a compiere scelte destinate a cambiare in modo radicale la sua vita. Saprà destreggiarsi tra i saggi consigli della professoressa di lettere, la severità del padre, l'affetto della madre e le pericolose tentazioni, figlie di un ambiente sociale degradato? Sarà capace di gestire le esplosioni emotive del suo cuore, distinguendo l'amore dall'infatuazione e l'amicizia dalla convenienza? 

Non so proprio da dove iniziare a parlarvi di questo super libricino. E' stato un tuffo a strapiombo verso un mare infinito di emozioni e sensazioni. Emozioni sincere, profonde e infinite, belle e brutte. Emozioni che mi hanno incatenato ad ogni riga. 

L'autore, raccontandoci della vita quotidiana di un giovane ragazzo, Fabio, ha esposto tantissime problematiche sociali e non solo. Ha perfettamente incatenato la vita ordinaria del protagonista con i contemporanei eventi della guerra in Kosovo. Una guerra che purtroppo ha influenzato la mentalità degli italiani, soprattutto quella degli abitanti nelle vicinanze delle basi militari da cui partivano i soldati connazionali. Abitanti schierati tra la guerra e la pace, quelli che esultavano e altri che protestavano. 

Ci troviamo in un piccolo paesino della Puglia e, in tutto questo trambusto, Fabio trascorreva le sue giornate. Il nostro protagonista, un ragazzo buono e innamorato, con tanta voglia di vivere ma costretto a rimanere imprigionato in un paese tanto piccolo quanto vuoto. In un paese in cui i sogni sono destinati a rimanere chiusi nel cassetto. E' sveglio e coraggioso ma, purtroppo, ha avuto la sfortuna di incontrare persone spietate e crudeli che lo hanno portato sulla cattiva strada. Un personaggio di cui, pian paino, iniziamo a conoscere intimamente le frragilità. Fabio è un ragazzo che sta crescendo e maturando, un ragazzo che deve far fronte alle sue emozioni e guerre interiori. Guerre nate dall'amicizia e dall'amore, dai dubbi sulla vita e sul futuro. Il suo cuore si sta forgiando, inizia ad essere colpito dai primi proiettili per poi diventare sempre più forte. Inizia a fare le sue esperienze d'amore, infatuandosi di una ragazza con la quale ha un rapporto contrastante, con la quale non riesce a delineare un relazione equilibrata, vivono di alti e bassi fino a quando il loro castello di sabbia non si sgretolerà sotto ai loro piedi. Una guerra personale che coincide con quella reale, due guerre che finiranno nelle stesso momento e, dopo, nulla sarà più come prima.  

La storia prosegue con calma, facendoci assaporare ogni avventura e disavventura di Fabio, tra fervore adolescenziale e amicizie false e spiacevoli l'autore riesce a coinvolgere maggiormente il lettore concentrandosi sulle descrizioni, sui dialoghi e sul linguaggio. Le descrizione sono dettagliate e chiare, arricchite con molti dialoghi tra i vari protagonisti, tutto coronato da un linguaggio semplice, sincero, fresco e diretto, a tratti duro.

Un libro che ci parla anche di violenza, stupro e droga, che ci parla direttamente di tutti i pericoli che un giovane ragazzo, o una ragazza, possono incontrare sulla loro strada, e del degrado sociale. Ci parla di crescita e adolescenza, di poliziotti corrotti dal male che si abbandonano alla vita più meschina. Un romanzo in cui emerge l'importanza di avere persone adeguate al fianco di ogni ragazzo, persone come i professori scolastici, i quali posso veramente fare la differenza nel loro processo di crescita. Un'altra cosa che ho apprezzato è l'alternarsi tra la vita di Fabio e le parti storiche riguardo alla guerra del Kosovo. Parti che, pur essendoci dall'inizio alla fine della narrazione, danno quel tocco in più a tutta la storia senza stancare il lettore. 
Una lettura che ho apprezzato davvero molto e, per questo, ringrazio tantissimo l'autore e la casa editrice. 

Quest'anno lei è stata, insieme a te, la mia alunna preferita. Ma non sono riuscita a coglierne fino in fondo il disagio, né potevo immaginare a quali rischi la sua voglia di vivere l'avrebbe potuta esporre... Non siamo perfetti e nemmeno degli eroi. 

Quel pomeriggio andammo a prendere delle coperte da una vecchia signora. 
Mi piaceva dare una mano a don Sebastiano e ai ragazzi. Volevo dimentica l'incendio che Sante e Beppe avevano appiccato al campo, e rendermi utile mi sembrava l'unico modo per farlo. Non m'interessava capire se fossero veramente i serbi, i cattivi, come ripetevano in televisione, oppure fosse stata la NATO a spingere per la guerra, o l'UCK, l'esercito di liberazione del Kosovo: io avrei aiutato chi non poteva farcela da solo, chiunque fosse. Questo pensiero mi colmava il cuore di orgoglio. 

Perché sporcheresti quest'immagine innocente con le cose brutte del mondo. Non riusciresti più a guardarla con gli occhi di un bambino. Tua nonna ti ha regalato un momento in cui puoi rimanere bambino in eterno. Non devi fare altro che osservare questa foto.


Domenico Ippolito 
Nato a Gioia del Colle, in provincia di Bari, nel 1980.Si è laureato in scienze della comunicazione nel 2006, all'Università "La Sapienza" di Roma. Oggi vive in Germania , dove lavora come traduttore. "L'ultima primavera del secolo" è il suo romanzo d'esordio. 

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