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giovedì 2 marzo 2023

Recensione "La grande gara" - Paolo Casarini

Titolo: La grande gara
Autore: Paolo Casarini
Editore: Damster edizioni
Genere: narrativa
Pagine: 120
Prezzo: 10,00€
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Giorgio arriva sulla piana con un gruppo di ragazzi di tredici, quattordici e quindici anni. Sono venuti per la grande gara. Non ci sono arbitri, non ci sono regole, ma la classifica si aggiorna ogni mattina davanti ai suoi partecipanti. E per quanto si voglia la gara dura una settimana, e volenti o nolenti bisognerà viverla fino al verdetto finale. 

Discussero del bosco, del vento, della pioggia e di altre cose che Giorgio non capiva. Usavano parole che non aveva mai sentito, parlavano di gente che non aveva mai conosciuto. Dovevano sapere quello che stava succedendo."


Giorgio ha tredici anni quando, insieme ad alcuni amici, si ritrova su una piana con altri ragazzi poco più grandi di loro. Ma cosa ci fanno lì? Tutto ciò che sanno è che ci sarà una gara della durata di una settimana, con una classifica che stabilirà il vincitore. I ragazzi vengono divisi in squadre con nomi di animali e ogni squadra deve cooperare per superare le varie prove: esplorazione, costruzione, nascondino, corsa... 

Il linguaggio è molto semplice e giovanile, compresi i dialoghi, e in questo tiene conto dell'età dei protagonisti. 
Il personaggio principale, Giorgio, sembra essere molto più tranquillo e distaccato dei suoi coetanei di fronte alla bizzarra situazione in cui si è trovato. Si adatta senza fare troppe domande, non è interessato a vincere né è particolarmente coinvolto nelle sfide della grande gara per cui gli altri si impegnano ogni giorno, né sente troppo la nostalgia di casa. 
Il comportamento dei ragazzini a volte sembra un po' assurdo, ma credo fosse proprio nell'intento dell'autore presentare in un determinato modo la maniera di pensare e di reagire degli adolescenti di oggi. In Giorgio, ad esempio, io ho trovato la solitudine che spesso si fa sentire pur stando in mezzo alle persone, e lui stesso durante la storia si rifugia nella natura ogni volta che può. 

In questa lettura ho trovato sia punti di forza che aspetti, a mio parere, migliorabili. 
Ho apprezzato l'ambientazione naturale: la piana si trova in mezzo a un bosco e i ragazzi, oltre a sperimentare l'aria aperta, imparano cose che oggigiorno si considerano erratamente inutili, come montare una tenda o saper accendere un fuoco. Ottima idea anche il fatto che il gioco sia tra giovani ragazzi e ragazze, senza la supervisione o le imposizioni degli adulti, e nonostante questo si organizzano senza eccessivi litigi e si adeguano a seguire delle regole non scritte sotto la guida dei leader del gruppo. 
Un elemento inaspettato che mi è piaciuto particolarmente sono le frasi che svelano il futuro dei ragazzini, i loro ultimi momenti, in contrasto con l'ingenuità della giovinezza, quando ancora non pensano troppo prima di agire e, tutto sommato, vivono il presente e le amicizie con leggerezza. 
Dall'altra parte, avrei voluto che la situazione venisse spiegata meglio, oppure, ad esempio, che venisse descritto con più cura lo svolgimento delle prove della gara senza saltare subito al risultato. 
Come e perché sono giunti sulla piana? Chi aggiorna la classifica? Da un lato i quesiti che restano aperti tengono vivo il mistero e l'enigma della trama, dall'altro alcuni aspetti potevano essere approfonditi meglio per non apparire trascurati.

Questa, ovviamente, è la mia personalissima opinione sulla lettura. Penso che l'idea di base fosse molto buona, mi ha ricordato uno Squid Game (senza la parte mortale o pericolosa!!) in versione Boy Scouts, ma penso anche che si potesse poi curare maggiormente il suo sviluppo. 
Resta comunque un libro piacevole e veloce, diverso dal solito, che può apparire scontato ma suscita riflessioni e lascia spazio all'interpretazione personale.

«Non aveva pensieri, ma non era stanco e osservò a lungo il buio della tenda prima di addormentarsi. Nel buio vedeva tutto quello che sarebbe potuto succedere. Vedeva la gente su quella piana e in quei boschi, vedeva la marea di possibilità che il tempo gli avrebbe dato. C'era tanto da fare, c'era ancora tanto. C'era una vita intera ancora da vivere.»



_Lisa_

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