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sabato 20 novembre 2021

Recensione "L'ultima ricamatrice" - Elena Pigozzi

Titolo: L'ultima ricamatrice  
Autore: Elena Pigozzi 
Editore: Piemme 
Pagine: 176
Prezzo: € 15,50 cartaceo






Appoggiata ai bordi del bosco, sulla via che dal paese va verso le montagne, c'è una piccola casa solitaria: è qui che vivono le ricamatrici. Ora è rimasta Eufrasia a praticare l'arte di famiglia, tesse, cuce, ricama leggendo in ogni persona che le si rivolge i desideri più inconsci. Accanto a lei come prima alla bisnonna, alla nonna e alla madre, da sempre, il telaio di ciliegio, rocchetti, stoffe, spole e spilli. Eufrasia ha settant'anni e ha quasi smesso di lavorare, le mani curvate dall'artrite e la modernità in cui tutto è fatto in fretta le avevano fatto pensare di non servire più a nessuno. Ed è in quel momento che arriva Filomela, una ragazza giovane con il riso negli occhi oltre che sulle labbra, che le chiede di prepararle il corredo e di insegnarle a ricamare. Eccola, l'ultima occasione di fare ciò che Eufrasia più ama: rendere felice qualcuno, raccontargli la vita che verrà intrecciando trama e ordito. Le parole che ha risparmiato per tutta l'esistenza ora sgorgano come fiumi in primavera. Racconta di una giovane vedova di guerra gentile ed esperta nel taglio e cucito, di una splendida e coraggiosa ragazza troppo bella per non attirare le malelingue di paese, di un amore delicato come il filo di lino e tanto sfortunato, e di un ricamo tessuto da generazioni, in cui ognuna di loro ha scritto un pezzo della propria esistenza, una scintilla luminosa nel buio del mondo. Elena Pigozzi in questo romanzo ci fa vivere cento anni di storia in un battito di ciglia, a volte vento leggero e luminoso, altre cupo e foriero di sventura. Tante vite si intrecciano in queste righe, tanti amori, ma soprattutto l'amore per la vita stessa e per un'arte millenaria che sono la vera eredità dell'ultima ricamatrice. 

                           
               
Una lettura delicata e poetica, che custodisce la storia e la forza di più generazioni di donne che si tramandano l'amore e la passione per il ricamo. Donne che attraverso refe di seta, stoffe, telai, ago e filo si dedicano a ricamare frasi, a ricamare storie. Donne che con ago e filo iniziano a viaggiare, a intessere storie e ad imprigionarle nella seta. Donne che, attraverso il ricamo, raccontano di loro stesse, delle loro esperienze e la loro quotidianità.

La protagonista è Eufrasia, l'ultima ricamatrice, una donna ormai anziana che, nonostante l'artrite e la cecità, continua a fare ciò che ama. Una donna che ormai, con la modernità e il tutto subito, inizia a sentirsi di troppo in un mondo che non apprezza più il suo lavoro. Ma, di punto in bianco, incontra Filomela. Una giovane che si è appena trasferita nel suo stesso paese e che nutre una certa curiosità nell'arte di Eufrasia. Ed è proprio questa curiosità che segnerà l'inizio della loro profonda conoscenza e amicizia. 
Eufrasia inizia a raccontare, lascia scorrere le parole e si lascia trasportare dalle emozioni e dai ricordi che, nel frattempo, si concretizzano tra le sue mani. Racconta del passato, delle sue antenate, delle loro sofferenze, dei loro dolori, difficoltà, delle maldicenze che le hanno accompagnate, degli amori e della loro grande devozione per il ricamo. Racconta di Esther, Clelia e Miriam, tre donne forti e coraggiose che hanno saputo affrontare la vita a testa alta, che hanno saputo rialzarsi e volare. 
Tre storie uniche e indimenticabili, dense di emozioni. Tre storie e tre vite speciali ma, al tempo stesso, cupe e malinconiche con piccole sfumature di gioia e felicità. 

Il personaggio di Eufrasia ci viene presentato lentamente, un tassello alla volta fino ad innamorarcene. Risulta essere delicata, riservata, forte e coraggiosa. Coraggiosa per aver trovato la forza di raccontare il passato e tutto il male che contiene. Lo stesso dolore che le ha permesso di imparare dagli errori, a superare gli ostacoli, a non abbattersi, ad apprezzare la vita e a viverla con il sorriso sulle labbra. 
Filomela è una ragazza pura, cristallina e sincera, capace di restare in silenzio e ascoltare con il cuore e, fin da subito, il lettore può intuire il legame speciale con Eufrasia. Un legame di affetto, confidenza e fiducia. Una lettura che ci fa tornare indietro nel tempo, a quello dei telai, delle rocche, dei piccoli paesi in cui maldicenze e gelosia erano all'ordine del giorno, le stesse che hanno tormentato Clelia per tutta la sua vita. 

"L'ultima ricamatrice" è un romanzo al femminile, molto intenso, profondo, in cui l'autrice utilizza le parole perfettamente arrivando dritta al cuore del lettore. Parole ricche di amore, emozioni, nostalgia e maestria. Parole che, come la seta, intessono lentamente e con cura questa fantastica storia. Una storia che si intreccia tra passato e presente con descrizioni accurate e dettagliate, che trasmette emozioni reali, vive e vere. Una lettura che si è rivelata essere una bellissima sorpresa anche grazie alla delicata, poetica, piacevolissima ed elegante scrittura dell'autrice, che ringrazio molto per aver messo su carta la storia di queste Donne. Una scrittura che ci permette di entrare nel vivo della vicenda, per farci soffrire con i personaggi, per farci capire la bellezza del ricamo e di amare la vita nonostante le cadute. 
Consiglio vivamente a tutti la lettura di questo tesoro, vi assicuro che non ve ne pentirete, si legge molto velocemente, anche se vi consiglio di prendervi tutto il tempo per assaporare le bellissime parole dell'autrice. 

«Il dolore fa parte dell’andare avanti» proseguo. «È una legge fisica, come lo è la gravità, la velocità, il galleggiamento. È una legge che appartiene al nostro essere nel mondo. 
Per questo si impara ad affrontarlo, a volergli bene perché ci appartiene e a lasciarlo andare fino a che diventa eco lontana, fruscio di foglie, bisbiglio di fiati. È in quell’istante che si diventa forti.» Ricamare è fatica e dedizione. È vegliare fino all’alba, la schiena china su un’idea che prenda forma in fili colorati. Ricamare fino a raggiungere il disegno perfetto, una trama che è precisione di punti, un ordito che è calcolo di filato. Servono occhi concentrati e mani pazienti nei gesti e rapide a scorrere nella traccia. Serve passione nelle dita e il telaio
regalerà seta resistente, capace di raccontare la pioggia di agosto, il sole alto sul campanile, il mattino con la bruma: la vita, il suo aprirsi e chiudersi in un gesto, che è stanchezza e cuore.

E perché il suo cuore non scoppiasse, prese ago e spola e tirò fuori ogni tormento passato, ogni bruciatura presente, ogni sofferenza che ancora l’affannava.
Raccontò i ricordi che le fremevano dentro. Li volle ricamare nel lenzuolo che avrebbe regalato a ​me e a Felice. Perché avvolgesse le nostre notti, perché proteggesse i nostri sogni, perché custodisse i nostri desideri. Il lenzuolo si arricchì di ricami, come rughe che il tempo tesse sul volto, solchi che gli anni tracciano nella zona cava, dove palpita un grumo di carne e sangue che chiamiamo cuore.

Il seguito sono anni che si sommano. Serve capacità di silenzio e ascolto. Serve una persona che non giudica, ma scorre insieme a te i ricordi. Filomela ha queste doti, lo so bene. L’ho saputo la prima volta che è venuta a casa mia. Filomela la conoscevo da prima di incontrarla. 


Elena Pigozzi
È scrittrice e giornalista. Ha pubblicato per Giunti il saggio Letteratura al femminile e diversi libri di umorismo, tra cui Come difendersi dai Milanesi, Come difendersi dai Romani, Come difendersi dai Napoletani. È dottore di ricerca in Linguistica applicata e Linguaggi della comunicazione e diplomata alla scuola di specializzazione in Comunicazioni sociali dell'Università Cattolica di Milano.

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