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mercoledì 10 giugno 2020

Review Party " La città di ottone" - S. A. Chakraborty


Buongiorno a tutti! 
Ecco arrivato il nostro turno nel review party dedicato a questa bellissima uscita. La copertina è particolare così come il contenuto. Il titolo originale è City of brass ed è stato vincitore e finalista in moltissimi premi di fantascienza e fantasy. Si tratta del primo libro della trilogia The Deavabad. 


Titolo: La città di ottone  
Autore: S. A. Chakraborty 
Editore: Mondadori 
Genere: Fantasy 
Pagine: 528 
Prezzo: 9,99 (ebook ), 22,00 (cartaceo)




«Tu credi in tutto questo, Banu Nahri? Ti importa qualcosa del nostro popolo? Della nostra cultura?»
Nahri è una ragazza semplice con un sogno nel cassetto. La sua vita, al Cairo, non è facile, deve sopravvivere in un mondo che non ha riguardi né per lei né per il suo futuro. Costretta a svolgere un lavoro che di onesto ha ben poco per garantirsi ciò di cui ha bisogno. Lei non crede nella magia bensì alla scienza e alla medicina. Ma un giorno la sua esistenza è destinata a cambiare. 
Durante un esorcismo, in cui nemmeno lei credeva, accade qualcosa di inaspettato. Le sue parole risvegliano uno spirito, lo spirito di un guerriero, quello di Dara. Le loro strade sono destinate ad incrociarsi, così come i loro destini. Costretti a fuggire dal Cairo intraprendono un viaggio lungo e pieno di insidie. Un viaggio in cui Nahri dovrà riflettere sulle sue convinzioni. Un viaggio destinato a concludersi nella grandissima citta di ottone, Deavabad. Una città che, come tante altre, è invisibile all'occhio umano ed è visibile solo a chi possiede la magia. 



Una recensione non facile da scrivere, lo ammetto. Nonostante la mia incertezza iniziale devo dire che in generale la storia mi ha colpito, mi è piaciuta. Seppur le prime 250 pagine circa procedano lentamente e senza grandi colpi di scena mi sono invece dovuta ricredere nella parte finale, ricca di avvenimenti inaspettati e grandi vicende. Ho apprezzato parecchio i personaggi, soprattutto la nostra piccola Nahri. Una ragazza forte e coraggiosa con delle strane doti, che deve far fronte a una vita molto dura. In un mondo in cui le donne non hanno un ruolo, Nahri è sola, non ha amici né parenti. Costretta a vivere in una grande città, come Il Cairo, per riuscire a mantenersi e, in particolare, per coronare il suo più grande sogno. Il suo lavoro non è uno dei più redditizi e nemmeno uno dei più onesti. Nella sua piccola e malridotta dimora accoglie i suoi clienti per curarli, per dare loro una soluzione alla loro malattia. Ma dietro alle sue grandi parole e suggerimenti si nasconde il suo vero scopo, rubare. Lei non crede nella magia eppure, non riesce a spiegare le sue capacità, il fatto si saper capire e sentire le malattie e, spesso, di essere in grado di parlare lingue sconosciute. Il viaggio che intraprenderà le darà modo di riflettere e di dubitare delle sue convinzioni. Dovrà aprire gli occhi e vedere oltre il mondo umano in cui è cresciuta.
Dara è il personaggio incompreso, colui che viene sempre visto come il cattivo. Colui che, in passato, ha dovuto compiere azioni crudeli e spietate. Grazie a Nahri è tornato sulla Terra per portare a termine la sua missione, salvare Nahri e portarla al sicuro. Dara è un jinn guerriero, un uomo abile e letale, affascinate e misterioso. Un uomo che per tanti anni ha dovuto subire un destino crudele, da schiavo. Lo schiavo di creature magiche spietate. La sua libertà sembra un'utopia, il suo passato lo seguirà ovunque vada, le sue azioni ormai si sono fuse con la sua ombra, la sua vita fa parte della storia che tutti ormai conoscono.  
Dara e Narhi li ho trovati una coppia perfetta. Con la loro sincerità, i loro segreti e la loro ironia. Due caratteri determinati che si scontrano e si confrontano. Due mondi diversi che devono condividere lo stesso destino. 
Il personaggio che mi è piaciuto meno è Ali, il principe di Deavabad, figlio dell'attuale re. Fin dal primo capitolo a lui dedicato non sono riuscita ad apprezzarlo. L'ho trovato superficiale e inetto. Rappresenta il classico protagonista senza un ruolo preciso. Costretto a vivere tra gli agi, la ricchezza e il potere. 
Seppur il libro è ambientato in un mondo diverso dal nostro non ho potuto fare a meno di notare alcune analogie. Per esempio la figura del re, un uomo avido che detiene il potere anche se non legittimamente, che favorisce i nobili e non aiuta i bisognosi, un sovrano che ha abbandonato il suo popolo. 
In una città immensa come Deavabad il numero degli abitanti è notevole e, come in qualsiasi società, è presente una gerarchia sociale. 
Una gerarchia che, però, limita l'uomo. 
Anche qui troviamo problemi sociali legati alla razza e al luogo di provenienza. 
A Deavabad non sono ben viste persone appartenenti ad altre razze e ad altri credo. Vi è ancora la mentalità della razza pura e coloro che sono nati da un incontro tra razze non sono ben visti. La società della maestosa città di ottone è arretrata e inadatta alla prosperità. Inadatta a una convivenza pacifica e equa. Una società statica e corrotta.  
Un fantasy ben scritto e curioso, che spazia tra deserti sabbiosi a città nascoste e incantate, tra uomini, jinn e creature magiche, tra la vita e la morte, tra il potere e la giustizia, tra il nostro mondo e quello alternativo. Tra le dune sabbiose del Medio Oriente l'autrice ha dato vita a un'avventura molto peculiare. La scrittura è fluente ee rapida. Semplice e divertente. L'unica difficoltà che ho incontrato è la presenza di troppi nomi che, essendo arabi, mi hanno parecchio confuso. Le descrizioni sono molto dense di contenuti, sono precise e dettagliate anche se spesso le ho trovate prolisse e pesanti. Molte di esse rendevano la storia ancora più lenta. Ma nonostante tutto posso dire che sicuramente leggerò il secondo libro perché sono molto curiosa di scoprire cosa il destino ha in serbo per Nahri. 



«Non puoi continuare così, Alizayd» lo ammonì. «Non puoi continuare a stare in equilibrio precario tra la lealtà verso la tua famiglia e la lealtà verso ciò che sai essere giusto. Uno di questi giorni dovrai scegliere.» 

«Non puoi continuare così, Alizayd» lo ammonì. «Non puoi continuare a stare in equilibrio precario tra la lealtà verso la tua famiglia e la lealtà verso ciò che sai essere giusto. Uno di questi giorni dovrai scegliere.» 

“Al Cairo ero libera.” Fu sommersa da un’ondata di nostalgia. Desiderava tanto le strade brulicanti e gli aromi familiari del Cairo, i suoi clienti con le loro pene d’amore e i suoi pomeriggi a preparare cataplasmi con Yaqub. Là si era spesso sentita una straniera, ma ormai sapeva che non era vero. Aveva dovuto lasciare l’Egitto per capire che era la sua patria.

No, per niente. Basta che stiano nel loro mondo e la mia gente stia nel nostro. Così tutto funziona molto meglio» disse in tono deciso. «È quando ci incrociamo che nascono i guai.»


1 commento:

  1. Ma noooo povero Ali! Io, invece, ho odiato Dara.... Non mi piace per niente!

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