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venerdì 21 febbraio 2020

Recensione "Kitchen" - Banana Yoshimoto

Titolo: Kitchen
Autore: Banana Yoshimoto                   
Editore: Feltrinelli                                                 
Genere: Romanzo                                            
Pagine: 160
Prezzo: € 8,50 




La nostra natura ci spinge a reggerci in piedi da soli, per quanto disperati possiamo essere.
La cucina. Un luogo caldo, accogliente e sempre ricco di svariati profumi. Il luogo in cui Mikage si sente al sicuro. Ama la cucina e tutto ciò che le ruota intorno, ama i fornelli, i cucchiai e le pentole. La cucina è la sua seconda casa. Vive con la nonna che, purtroppo, viene a mancare e alla quale lei è legata completamente. Rimasta sola, Mikage, si affeziona sempre di più alla cucina della nonna, un luogo nel quale insieme hanno passato momenti bellissimi e indimenticabili. L'amico Yuichi, prende a cuore la situazione della ragazza e le propone di trasferirsi a casa sua e di sua madre Eriko. Secondo voi cosa guarderà Mikage appena metterà piede nella casa di Yuichi? La cucina ovviamente. Riuscirà questo nuovo ambiente e questa nuova famiglia a risollevare e a supportare Mikage?




Durante la lettura la cosa che più mi ha colpito è la straordinaria naturalezza con cui è stato scritto dalla prima all'ultima pagina senza nessuna esitazione e ripensamento. E' il primo libro che leggo di questa autrice giapponese e ho percepito come se attraverso il rapporto scrittore-lettore volesse creare una sensazione di intimità, colorando il tutto con sfumature personali. Banana utilizza un linguaggio spregiudicato e lo si nota già dall'inizio quando muore la nonna. 

"Pochi giorni fa all'improvviso è morta la nonna. Sono rimasta di stucco." 

Con questa frase, poco drammatica, diretta, incongrua e fuori dal registro, trasmette freschezza. L'autrice è molto abile nel trattare il tema della famiglia. Lo tratta con profonda tenerezza utilizzando un linguaggio disinvolto e irriverente.  Banana con Kitchen stravolge gli ideali sociali, stravolge l'idea dei ruoli sociali nei quali gli uomini credono. Per esempio, Eriko è una madre transessuale e ciò indica una ridefinizione dei ruoli, accentuata dal fatto che Mikage e Yuichi rappresentino nuovi modelli di comportamento nei quali, spesso, i lettori riescono a riconoscersi. Il lettore non può fare a meno di legarsi ai personaggi, di farli suoi e di ammirarli. 
Yuichi è un ragazzo tranquillo, non aggressivo, sensibile, ironico ed incarna l'idea dell'uomo galante di stampo europeo (alcune azioni che compie sono insolite in Giappone e sono tipiche della cultura europea). 
Mikage è una donna dolce ma con un forte spirito di iniziativa, vuole raggiungere i suoi obiettivi per realizzarsi professionalmente. Rappresenta un nuovo modello di donna perché si dedica a professioni che un tempo non erano considerate femminili, non è una casalinga come molti si aspettano ma uno chef, ovvero ricopre un ruolo propriamente maschile. 
Come si può capire dalla trama, la cucina, occupa un ruolo importante all'interno della storia. Infatti Kitchen si apre con una dichiarazione d'amore nei confronti si essa. Una dichiarazione accompagnata da una confessione di solitudine e bisogno di calore umano. La camera da letto suggerisce ansia, la porta si chiude, si spegne la luce e i bambini vengono lasciati da soli nel buio ad affrontare le loro paure. In cucina, invece, la mattina dopo si dimentica la solitudine e i figli non sono più separati dai genitori, non sono più soli. La cucina per Mikage rappresenta un luogo nel quale si vede chiaramente il passaggio dell'uomo, l'unico luogo che garantisce un po' di luce e di calore. La protagonista,inoltre, ama intensamente anche le cucine sporche. 

"Anche le cucine irrimediabilmente sporche mi piacciono da morire."

 La cucina, appunto, è la sua seconda casa ed è proprio qui che, cullata dal ronzio del frigorifero, riesce a prendere sonno dopo la morte della nonna. 
Kitchen è anche un romanzo di formazione e di crescita, durante il quale Mikage cresce e diventa una donna forte capace di far fronte al dolore e ai problemi, una donna capace di affrontare il mondo a testa alta. 
Una lettura emozionate e sincera che sicuramente consiglio. 


Non avevo al mondo nessuno del mio sangue, potevo andare in qualunque posto, fare qualunque cosa. Provai una sorta di vertigine. Stavo toccando con mano e vedendo con i miei occhi, per la prima volta, quanto fosse immenso il mondo e profonda l'oscurità e l'infinito fascino e solitudine di tutto ciò. 

Comunque ora sono qui, insieme a questa mamma potentissima e a questo ragazzo dallo sguardo dolce. E questo adesso per me è tutto. Diventerò grande, accadranno tante cose e toccherò il fondo molte volte. Soffrirò molto volte e molte volte mi rimetterò in pedi. Non mi lascerò sconfiggere. Non mi lascerò andare. 

Ma quando capii che nemmeno questo serviva a rendere la vita più sopportabile, diventai anche io un'adulta come tutti gli altri, capace di conciliare le cose più atroci con la vita di tutti i giorni. Era solo così che vivere diventa più facile. 




Banana Yoshimoto 
Figlia di Takaaki Yoshimoto (noto anche come Ryūmei Yoshimoto), uno dei più importanti e famosi filosofi e critici giapponesi degli anni sessanta, è nata a Tokyo il 24 luglio 1964. La sorella di Banana, Haruno Yoiko, è una conosciuta disegnatrice di anime giapponesi. Si laureò al college delle arti della Nihon University con una specializzazione in letteratura. Durante quel periodo prese ad usare il suo pseudonimo, Banana, un nome che giudica "carino" e "volutamente androgino".

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