Autore: Aldo Pagano
Genere: Thriller
Pagine: 400
Prezzo: € 18,50
Ci troviamo a Bari. Il corpo di una giovane ragazza, Alessia Abbrescia, viene trovato senza vita sul bordo della piscina comunale. Emma, il magistrato del capoluogo pugliese, è incaricata di svolgere le indagini. La storia sembra essere molto più complicata di come appare, l'omicidio, infatti, non è l'unico reato. Emma e la sua squadra saranno coinvolte in un circolo vizioso che ruota attorno alla famiglia Abbrescia e a quella dell'amica di Alessia, Ludovica. Emma dovrà, inoltre, affrontare la sua vita, la sua famiglia e una notizia davvero dolorosa.
Un libro ricco di significati e lezioni di vita. Un libro che racconta e critica la situazione sociale italiana. Si parte dall'analisi dell'adolescenza fino a quella politica, una politica che l'autore non approva. Il suo giudizio negativo riguarda in particolare la questione del testamento biologico, uno dei temi base del libro, in quanto l'Italia non lo accetta e non lo autorizza ancora. Ma perché una persona che in vita poteva prendere delle decisioni e fare delle scelte non le può fare anche in punto di morte? Perché una persona libera non può scegliere come morire? Aldo Pagano è proprio su questo che vuol far riflettere il lettore, sul fatto che per il momento non ci è possibile decidere sulla nostra fine. L'adolescenza è un'altra strada su cui l'autore costruisce la storia. Una strada che diventa ogni giorno sempre più difficile da percorrere, ci si pone un sacco di domande, ci si interroga su chi siamo e sul perché siamo al mondo, cerchiamo un nostro posto nella vita ma, spesso, non lo troviamo. Ed è proprio qui che entra in gioco la famiglia, essa dovrebbe rappresentare il porto sicuro di ogni adolescente nel quale si può trovare aiuto, conforto, consigli e coraggio. Ma molto spesso questo non succede, a volte i genitori sono inadeguati a crescere correttamente i figli ed è proprio in questo caso che essi crescono con l'insicurezza nel sangue, non sanno chi sono e non sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma d'altra parte come potrebbero saperlo se nessuno ha mai ascoltato le loro richieste e risposto ai loro dubbi? Una lettura che fa riflettere sui genitori, sul loro ruolo e la loro importanza sociale. Molte delle cose che vi sto scrivendo sono il riassunto dell'intervista che abbiamo avuto modo di fare direttamente all'autore il 30 maggio a Milano presso la libreria La scatola lilla. E' stato un'incontro bellissimo durante il quale siamo riusciti a confrontarci e a discutere su temi molto importanti e attuali. Aldo Pagano scrive con il cuore, scrive con la sua esperienza e con la sua vita. Il linguaggio è reso scorrevole dall'alternarsi della lingua italiana e del dialetto barese. Ogni personaggio rappresenta un piccolo pezzo dell'autore e tutto il lavoro di ricerca che ha svolto prima di iniziare a scrivere questo thriller. E' un libro nato per insegnare, per far ragionare e far capire che l'umanità ha ancora tanto da imparare ed è possibile iniziare a farlo leggendo questo libro. L'autore non sceglie questo genere per parlare di sangue e di morte, ma per farci rendere conto di quanto sia critica l'attuale situazione sociale. Vi consiglio la lettura, non lasciatevi influenzare dal fatto che sia un thriller perché ciò che troverete tra le righe è una lezione che va al di là della classica vittima e del suo assassino.
In conclusione ringraziamo veramente tanto Ludovica per averci invitate, la casa editrice Piemme e Aldo Pagano per averci regalato un grande momento di crescita che ci ha lasciato davvero tanto.
Lei sta ferma e non rantola più, ti tiro via gli slip e resti ferma. Devono vederla tutti così, nuda, tutti devono sapere cosa sei davvero, che qui non ti protegge
nessuno, stai sola davanti al mondo. Stronza.
Le persone come lei sporcano il mondo e qualcuno deve fermarle.
Tutti sanno come si fanno i bambini, ma nessuno sa come si fanno i papà.
Non riesce proprio a capirli, gli adolescenti. Le sembrano palle di gomma che ogni tanto, accidentalmente, rimbalzano fra loro senza mai comunicare. Ogni palla, sola contro il resto del mondo. La vegliarda pensa che ai suoi tempi non era così. Che ai suoi tempi si condivideva tutto e che i social di oggi siano solo l’esibizione egocentrica di una parodia di condivisione. Che ai
suoi tempi ci si immaginava ancora di costruire assieme un mondo migliore, e che oggi l’individualismo, criminale per chi lo spaccia e imbecille per chi se lo inietta, ti manipola e ti polverizza. Sentimento sociale contro volontà di potenza. Una delle tante battaglie che la sua generazione ha perso. Senza neanche combattere. Il pubblico ministero, invece, è lì che confronta questi ragazzi soli nella folla con quegli altri che va sentendo da giorni, per la sua in-
chiesta. Ragazzi freddi, apatici, privi di legami e quindi di emozioni. Ragazzi cinici già adulti, annegati nell’effimero della loro piccola convenienza personale. Ragazzi che se
ne fottono delle famiglie che se ne fottono di loro gettandoli nel mondo con la sola bussola di un ego spropositato. Tuttavia. Questi ragazzi sono i figli dei suoi coetanei, ed Emma se lo chiede. Com’è che abbiamo prodotto il contrario di ciò in cui credevamo?
Perché ha lasciato il cellulare sul comodino? , questo pensa. Il fatto è che non ricorda di aver mai visto un adolescente senza il telefonino. Ha in mente Silvia, la figlia di Simone Laforgia, il suo compagno. Ha il cellulare in mano quando è con gli amici, e smanetta sul display mentre telefona a qualcuno mentre ascolta musica connessa alla rete mentre controlla quanti mi piace ha ricevuto il suo ultimo post mentre scambia laconiche battute con chi le è accanto, il quale smanetta sul display mentre telefona a qualcuno mentre ascolta musica connesso alla rete mentre. E ha il cellulare in mano anche quando è sola, proprio per non rimanere sola.
E invece Alessia, Lascia il cellulare sul comodino, esce, si fuma la sua sigaretta da sola e guarda le stelle?
Certo, può essere. Tutto può essere.
Eppure.
Perché non ha preso il cellulare quando è uscita in giardino?
Se non scappava avevo un’altra vita, tranquilla, coi figli, la famiglia... Che la famiglia la cosa più
grande che sta è, che noi cosa siamo senza alla famiglia, eh? Con la famiglia m’incarico di qualcosa, che so io, tu aiuti la famiglia e la famiglia aiuta a te, ma senza la fami-
glia che siamo?, a chi ci dai fiducia, fuori dalla famiglia?
Tutta colpa di Santina.
Tutta colpa delle donne.
Tutta colpa di quella zoccola schiattata alla piscina.
Che io la conoscevo a quella, pure le foto sue tengo.
Viene, si mette mezza nuda, si fa guardare e poi si lamentano se qualcuno ci mette le mani di sopra e magari magari muori.
«Come ci ha insegnato Vicky, bisogna avere fiducia nei ragazzi» dice Tommaso, accennando un sorriso a Ludovica. «Quando le dissi che la compagnia di Alessia non le faceva bene, che la vedevamo meno serena, che non veniva più neanche a messa, lei ci rispose che la sua amica non c’entrava niente, che era normale che un’adolescente fosse inquieta e che comunque noi dovevamo avere fiducia in lei e in ciò che le avevamo insegnato, nei valori che le ave-
vamo trasmesso. E aveva ragione. I genitori possono dare ai ragazzi gli strumenti per valutare il mondo ma poi devono lasciarli liberi di affrontare a modo loro la realtà.»
Le sembra di impazzire. Una madre debole che manipola la figlia forte. Una madre colpevole che ti fa sentire in colpa. Una madre assente che ti vuole presente. Emma soffia fuori il fumo, con rabbia. Passa in rassegna i rapporti fra le sue amiche e le loro madri senza trovarne uno che incorpori anche un simile groviglio di conflitti irrisolti. Magari perché sbrogli la matassa un bel po’ prima dei cinquant’anni. O forse perché è più semplice nasconderti sino alla fine nel tuo ruolo di figlia. Oppure perché mandi al diavolo tua madre e non le parli da una vita. In ogni caso, le sue amiche non subiscono ricatti morali. Emma, al contrario, si trova a lottare contro una donna che la
cattura con banali tranelli emotivi. Che la lega, attirandola per poi respingerla. Che la manovra come un fantoccio, insomma, nella dinamica malata del loro rapporto.
Aldo Pagano
Nato a Palermo nel 1966, ha vissuto a lungo a Roma, Bari, Milano, Como. Ex giornalista ed ex sommelier, fra le tante altre cose che ha fatto gli piace ricordare gli anni nelle pubbliche relazioni e il lancio di un fichissimo chiosco da spiaggia.
La protagonista di Motivi di famiglia, il pubblico ministero Emma Bonsanti, è apparsa anche nel suo primo romanzo, La trappola dei ricordi, pubblicato nel 2015 da Todaro e in corso di ripubblicazione per Piemme.





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