Autrice: Valentina Di Ludovico
Editore: Augh! edizioni
Genere: narrativa contemporanea
Pagine: 188
Prezzo: 16,00€
Da bambina Manuela assiste all’arresto del padre, avvenuto a seguito di un’irruzione dei carabinieri nella casa che condivide con la madre e le due sorelle. La piccola scopre la verità sulle losche attività dell’uomo troppo tardi e questo ha su di lei pesanti conseguenze. Ormai trentaseienne, si trasferisce dall’Abruzzo a Milano per lavorare come insegnante e convive con gli attacchi di panico e l’impossibilità di gestire serenamente i rapporti con gli altri. I ricordi e le angosce attanagliano la sua mente, che quasi per autodifesa ha generato Nano, un’allucinazione che la sprona a non cedere sempre il passo alla paura. L’incontro con Davide, un collega, sposta i suoi precari equilibri e la mette di fronte alla necessità di chiudere i conti col passato. A costo di superare quelli che reputa dei limiti personali invalicabili.
"La vertigine del tutto" attraversa l’esistenza di Manuela alternando più piani temporali e affronta con schiettezza il tema della salute mentale, permettendo di immergersi e immedesimarsi nelle esperienze della protagonista.
Lo sfondo di tutto il romanzo è una situazione famigliare complicata. Manuela è ormai una donna, ma convive con dei traumi non del tutto elaborati e dei rancori mai superati che hanno le loro radici nella sua infanzia. Infanzia che Manuela ha vissuto con i genitori e le due sorelle, fino all'arresto del padre, dolorosissimo per una bambina che gli era molto legata e che veniva protetta dal resto della famiglia nei suoi momenti bui.
Trent'anni dopo Manuela è un'insegnante precaria dall'animo angosciato e in perenne paranoia. Non ama i luoghi affollati e convive da anni con una maschera che la opprime e le schiaccia il petto, senza quasi che lei se ne renda conto. Vive lontana dalle sue origini, vuole molto bene alla sorella Sara ma rifiuta ogni contatto con la madre, che ritiene responsabile di quanto successo da bambina. Davide è un collega spensierato e pieno di energia, che cerca inutilmente di abbattere le barriere di Manuela per poterla capire veramente. Lei teme di essere abbandonata, e questo la porta ad adattarsi ai desideri degli altri senza mostrare la vera sé.
Il punto di vista è principalmente quello femminile di Manuela, con qualche scorcio sulla prospettiva di altri personaggi. La tematica fondamentale che ci accompagna lungo tutta la storia è quella della malattia mentale e della sua accettazione. Manuela infatti convive con Nano, una sorta di ''grillo parlante'' creato dalla sua coscienza che la sprona a superare le sue paure e non la abbandona nei momenti più difficili. Si parla di ansia, attacchi di panico, allucinazioni e percorsi di riabilitazione, anche attraverso un altro personaggio che è un parente del padre di Manuela e che viene spesso nominato nella lettura. In questo caso le problematiche psichiatriche sono legate agli altri temi del libro, come la dipendenza dall'alcool e le relazioni famigliari.
È una storia piuttosto diretta da un certo punto di vista e le tematiche sono ben chiare, ma non risulta mai troppo crudele perché la protagonista non è mai davvero sola, ha delle persone, reali e non, che tengono al suo benessere e la aiutano a imboccare la via d'uscita. È una storia di rinascita, ma senza eroi. La commozione sta nell'attendere di vedere se Manuela riuscirà o meno a tornare a vedere l'amore.
Una bella lettura, la consiglio e ringrazio autrice e casa editrice per la copia!
«Mi stupivo di quanto la malattia mentale non guardasse in faccia nessuno. Potevi essere l'uomo più ricco del mondo o un mendicante disperato. Nessuno era immune.»
«"Sì, insomma, a esporsi così tanto si rischia di essere feriti, di sentire dolore, di perdere il controllo. No?".
"Certo, questo potrebbe far paura". Silvana si portò l'indice alla bocca e rifletté un momento. "Ma penso che faccia paura fino a che non decidi di fargli posto, di dargli un nome e fargli spazio. Tutto qui".»
_Lisa_