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mercoledì 8 marzo 2023

Recensione "Il livore" - Armando Di Lillo

Titolo: Il Livore
Autore: Armando Di Lillo
Editore: Augh! Edizioni
Collana: Frecce
Prezzo: 15,00€
Pagine: 310
Link di acquistoaughedizioni.it/il-livore



La morte di Anna, dopo anni di sofferenze a seguito di un ictus, non sorprende nessuno, ma addolora ugualmente tutto il paese. La famiglia si riunisce in casa di zia Imma, sua sorella, che nell’ultimo periodo l’aveva accolta per amore di sangue, non senza reticenze: certi avvenimenti del passato trascinano le proprie ombre nel presente, ancora e senza sosta. I giorni sono lenti, pesanti, insopportabili. 
Pian piano, un coro di personaggi, tra parenti diretti e acquisiti, si affaccia sulla scena nelle ore che precedono il funerale. Nell’intrico di rapporti tra anime affini o distanti, tra fratelli in litigio e cugini che vorrebbero solo dimenticare e andare avanti, si fanno strada i fantasmi del livore, quelli che nascono da tragedie mai elaborate, ma soprattutto da segreti taciuti.


Livóre è, per definizione, "l’aspetto livido del volto di chi è tormentato dall’invidia. Quindi, nell’uso com., sentimento d’invidia astiosa e maligna, rancore velenoso". 
Questo rancore velenoso è il sentimento che ostacola, muove o tormenta i legami dei personaggi. 
L'autore ci mostra quando la famiglia può diventare motivo d'ansia e schiacciarti, quando la casa può diventare una prigione limitante, quando l'obiettivo diventa resistere anziché vivere, quando una relazione diventa forzata e opprimente. Le aspettative, l'incapacità di esprimere i propri sentimenti per quello che sono, la paura del rifiuto, la frustrazione del non sentirsi all'altezza, di non sentirsi considerati o capiti.

I personaggi di questo libro sono tutti molto umani e molto diversi tra loro, e forse proprio per questo fanno estremamente fatica ad ammettere la verità tra di loro. 
L'avvenimento che offre ad Armando Di Lillo l'opportunità di riunire i familiari protagonisti di questa storia e presentarceli è la morte di Anna: nonna madre sorella suocera. Attorno a lei si ritrovano, oltre alla sorella, le due figlie e il figlio con le rispettive famiglie. Legami di sangue quindi, ma anche d'amore o ciò che dovrebbe essere tale.
Alcuni dei legami sono forti e principalmente basati su sentimenti positivi, su una profonda conoscenza reciproca e l'accettazione delle rispettive forze e debolezze, sull'affetto e la complicità. Per me questo è stato il caso di Sergio e Betta, nonostante la difficoltà del primo a lasciarsi andare. Altri invece sono più logorati dal tempo o addirittura tossici, pieni di carenze affettive e di comunicazione mancante, di segreti taciuti e rancore represso. Il rapporto più evidente in questo caso è stato quello tra Emilio e Nicoletta. 

«Dalla morte di Anna, le pareti sembrava parlassero. Forse perché, in quella casa, erano accadute tante cose. Troppe. Molte delle quali non erano state nemmeno raccontate. Quell'abitazione custodiva segreti, aveva un'anima tutta sua. E attraverso quell'anima parlava. Più che parlare, bisbigliava soltanto a orecchi attenti.» 

I capitoli sono brevi e scorrevoli e ognuno affronta il punto di vista di un personaggio oppure un momento chiave nei rapporti familiari, un evento che li ha plasmati. 
L'autore ha anche saputo mantenere l'attenzione grazie ai continui accenni a un evento del passato, di cui sono a conoscenza solo alcuni personaggi della parentela, e che viene svelato pian piano tramite flashbacks da vari punti di vista. 
Tra gli elementi che più ho apprezzato c'è il fatto che il romanzo tocca varie generazioni. E ogni generazione affronta le cose in modo diverso. 
Molto belli i ricordi di alcuni personaggi con Anna, specialmente quelli dei nipoti. Sono questi ultimi, i giovani, ad avere spesso atteggiamenti più consapevoli di fronte a fatti inevitabili e dolorosi come la morte. Infatti il personaggio che, nonostante apparentemente non sia molto attivo nelle vicende, mi ha colpito di più per la sua schiettezza disarmante è Folco. 
Ho apprezzato molto anche la sincerità di Imma, tra l'altro estremamente suggestionabile all'idea della presenza in qualche modo spirituale dei cari che non ci sono più, nell'ammettere la difficoltà del convivere con la sorella malata negli ultimi momenti. 

C'è tanta solitudine in questo romanzo, tanto risentimento, bugie e traumi affrontati nel modo sbagliato o non affrontati affatto. 
Ma c'è anche speranza, c'è quel momento in cui due persone riescono finalmente a comprendersi e starsi vicine, in cui riescono a mollare la rabbia trattenuta e salutarsi con serenità. Forse è questo il momento che ho preferito in assoluto.
Una lettura, quindi, che affronta varie tematiche non semplicissime. Il lutto, in primis, e i diversi modi di reagire alla perdita. Per questo risulta a tratti angosciante, ma paradossalmente in un modo positivo perché fa riflettere. 
Parla di una famiglia, anzi di più famiglie, e sicuramente in qualche aspetto molti lettori ci possono trovare affinità con la propria. 
Vi consiglio il libro soprattutto se siete alla ricerca di una lettura su cui riflettere, di una storia non leggera ma comunque scritta in modo scorrevole e sensibile, chiaro, deciso. 

«Ma tu sei felice?, pensò di chiederle, ma non disse niente. Io ci sto provando a essere felice, si disse, nuovamente in silenzio. Era quello che stava cercando di fare. I risultati erano altalenanti.»


Armando Di Lillo è autore, attore internazionale, premiato regista e acting coach di origini campane. Si è laureato in Cinema, televisione e produzione multimediale all’Università degli Studi Roma Tre. Ha studiato recitazione e scrittura tra la Scozia e l’Inghilterra. È autore di altri tre romanzi, di drammaturgie e sceneggiature in lingua italiana e inglese. Attualmente si divide tra Roma e Glasgow, svolgendo le sue attività lavorative in entrambe le città.

_Lisa_

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