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mercoledì 23 settembre 2020

Recensione "Va' dove ti porta il cuore" - Susanna Tamaro

Titolo: Va' dove ti porta il cuore
Autore: Susanna Tamaro                                                               
Genere: Romanzo                                           
Pagine: 187






Questo libro è considerato uno dei più straordinari casi letterari del Novecento. E' un libro dai contenuti sostanziosi e toccanti. Un turbinio di emozioni, spesso contrastanti ma sincere. Consiste in una lettera scritta, sotto forma di diario, da una nonna a sua nipote, quella nipote che ha cresciuto come una seconda figlia. In questa lettera la nonna racconterà la sua quotidianità mescolata ad avvenimenti del passato, tutto diventa una sorta di confessione, una sorta di esame di coscienza che le permette di ritrovare la propria identità. Attraverso le parole riesce a rivivere la sua vita, una vita di crescita, delusioni, dolore ma anche un briciolo di felicità, quella felicità che una piccola nipote può infondere nel cuore della nonna. La stessa nipote che ora sta inseguendo il suo futuro, un futuro che, però, non prevede la presenza della nonna. Questa separazione provoca nella signora anziana una grande sofferenza, alleviata soltanto quando inizierà a scrivere. La scrittura le alleggerisce l'anima. 




In questa particolare confessione i temi affrontati sono parecchi e molto importanti. 

Te ne sei mai resa conto tesoro? Abbiamo vissuto sullo stesso albero ma in stagioni diverse. 

Con questa bellissima frase l'autrice vuole affrontare il tema ostico del rapporto tra madre e figlia, un rapporto divenuto ostile, difficoltoso e arduo. Un rapporto doloroso che segna per sempre l'esistenza della nonna, rimpiange di non aver fatto di più per rimediare all'allontanamento della figlia. Quella figlia che è frutto del suo più grande amore. La nonna prova a spiegare alla nipote il motivo di questo allontanamento, per lei è per via della formazione di una corazza nel periodo dell'adolescenza, quella corazza che fa diventare le persone nuove e, poi, non si sa più come prenderle. Per la nonna quel periodo era una continua sofferenza. Con queste rivelazioni vuole far capire alla nipote che anche lei ha innalzato quella stessa corazza che l'ha allontanata dalla persona che l'amava di più al mondo. 

Non bisogna credere che aver vinto una battaglia significhi aver vinto la guerra. E' un errore di giovinezza. Ripensandoci adesso, penso che se avessi lottato ancora, se mi fossi impuntata, alla fine mio padre avrebbe ceduto. Quel rifiuto categorico faceva parte del sistema educativo di quei tempi. 

La nonna ripercorre anche la sua infanzia e la sua giovinezza. In particolare, rammenta il rifiuto di suo padre alla sua richiesta di frequentare l'università, il suo sogno più grande. Rimpiange di non aver insistito di più e di aver accettato quel "NO" come unica soluzione, come unica risposta. Questa è una delle sue più grandi delusioni ma, in fondo, giustifica il comportamento del padre e il suo come lecito per quel periodo storico e il sistema educativo del tempo. Non si pensava che i giovani potessero decidere autonomamente, un errore che alla nonna è costato caro. 
L'infanzia, invece, ha creato delle crepe nel cuore di una piccola bambina di sei anni, costretta a subire il peso del mondo sulle sue spalle, tra sensi di colpa e tristezza. Una bambina che è dovuta cresce troppo in fretta per la sua giovane età. A causa di ciò che la circonda e la situazione in cui vive si è trasformata in un'altra persona, apatica, che vive nel terrore di sbagliare ad ogni piccola azione per paura di essere incolpata dalla famiglia. 

Nel corso degli anni ho abbandonato me stessa, la parte più profonda di me, per diventare un'altra persona, quella che i miei genitori si aspettavano che diventassi. Ho lasciato la mia personalità per acquistare un carattere. Il carattere, avrai modo di provarlo, è molto più apprezzato nel mondo di quanto lo sia la personalità. Ma carattere e personalità, contrariamente a quanto si crede, non vanno insieme anzi, il più delle volte l'uno esclude perentoriamente l'altra. 

E' diventata ciò che i suoi genitori volevano. 

Ai miei tempi, l'intelligenza per una donna era una dote assai negativa ai fini del matrimonio; per i costumi dell'epoca una moglie non doveva essere altro che una fattrice statica e adorante. Una donna che facesse domande, una moglie curiosa, inquieta, era l'ultima cosa da augurarsi. 

Un altro tema importante è l'amore, quell'amore convenzionale di un tempo, l'importanza di sposare qualcuno solo per avere stabilità economica e una vita agiata e non secondo il cuore. Un amore fasullo. Il valore della donna veniva sminuito, e al contrario, l'uomo veniva esaltato. La donna doveva essere una persona statica e devota, non poteva esprimersi, non poteva dimostrare le proprie doti, i proprio pregi. Mentre l'uomo era considerato il pilastro della società, dell'economia e della famiglia. La protagonista ha avuto la fortuna di conoscere due uomini con i quali poteva essere se stessa, poteva esprimere la sua intelligenza e la sua curiosità senza aver paura di essere criticata, giudicata o, addirittura, zittita. Con loro poteva essere ciò che era, una donna amante della cultura. A questo punto la protagonista ci narra le sue complicate vicende d'amore: moglie di un uomo che non è sicura di amare ma, per i costumi dell'epoca, era l'ideale. Con lui poteva essere la persona che era, senza nascondersi dietro la maschera della moglie inerte e accondiscente. In contrapposizione al marito vi è un uomo che la protagonista ama veramente, un uomo conosciuto in un momento difficile e grazie a lui realizzerà un grande sogno. Una vita amorosa complessa ma, al tempo stesso, emozionante e rivitalizzante. 
Posso dire che mi è piaciuto molto, mi ha fatto riflettere tanto su come la nostra società sia, per certi versi, migliorata. Mi ha fatto riflettere su come molte volte non consideriamo gli effetti collaterali delle nostre azioni, spesso pensiamo solo a noi stessi senza badare a ciò che provochiamo negli altri. La scrittura è scorrevole e piacevole. Le riflessione dell'autrice spesso mi hanno commosso parecchio. E' un libro profondo e molto intenso. Ogni parola è un'emozione unica. Una confessione spontanea di una donna con un passato doloroso fin dall'infanzia, un passato reso difficile dai dogmi sociali dei quel periodo. 


E' vero che me ne andrò prima di te ma quando non ci sarò più ci sarò ancora, vivrò nella tua memoria con i bei ricordi: vedrai gli alberi, l'orto, il giardino e ti verranno in mente tutti i momenti felici che abbiamo passato insieme. La stessa cosa ti succederà se ti siederai sulla mia poltrona, se farai la torta che oggi ti ho insegnato a fare mi vedrai davanti a te con il naso color marrone. 


E' la corazza di cui parlavo prima. Tu ce l'hai ancora così stretta che quasi non respiri. Ti ricordi cosa ti dicevo negli ultimi tempi? Le lacrime che non escono si depositano nel cuore, con il tempo lo incrostano e lo paralizzano come in calcare incrosta e paralizza gli ingranaggi della lavatrice.


Insomma la mia vita, rispetto a quella delle altre donne, era libera e avevo molta paura di perdere questa libertà. Eppure tutta questa libertà, questa apparente felicità, col passare del tempo la sentivo sempre più falsa, più forzata. La solitudine, che all'inizio mi era sembrata un privilegio, cominciava a pesarmi. 


Gnothi seauton, così da ragazza avevo scritto sul frontespizio del mio quaderno di greco. Ai piedi della quercia quella frase sepolta nella memoria all'improvviso mi è tornata in mente. Conosci te stesso. Aria, respiro. 

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